Un nuovo modello dei consumi. Al ribasso.
I consumi sono in picchiata da 6 anni; le insegne della grande distribuzione (GDO) vendono sempre più prodotti “sotto costo”, ad un prezzo di vendita inferiore a quello di acquisto. Il fenomeno storicamente rilevato della c.d. “quarta settimana del mese” che vede una caduta degli acquisti nell’ultima settimana del mese nella GDO è ormai una epidemia. Perché la GDO vende sotto costo? Per quanto potrà durare? Che effetti ha nel breve e più ancora nel medio periodo?
Nel breve, la GDO cerca di aumentare la fidelizzazione dei clienti ed aumentare la propria quota di mercato in un settore frammentato (il leader, Coop, ha una quota del 18%). Si fa strada la regola del “7 – 8 euro”: la soglia di prezzo oltre il quale il prodotto resta sullo scaffale e non finisce nel carrello; si rinuncia alla carne rossa per quella bianca; anche la formula “3 per 2” è in flessione laddove il prezzo della confezione è elevato. Per andare incontro al consumatore aumentano gli sconti, oggi su oltre 1/4 dei prodotti con una tendenza alla metà, e le offerte promozionali; la GDO “lavora” sui propri costi, riducendoli (“alla riduzione dei costi non c’è mai fine” – le parole di imprenditore di lungo corso – “se la fine non arriva prima”).
La pressione si scarica a monte, sulla filiera dei produttori, anche di marca, e sugli agricoltori, in particolare i più piccoli, che detengono minore potere negoziale. La pressione su chi produce è insostenibile, a detta di tutti gli operatori.