Una Tazzina di Caffè con la Conversione di Telecom

Nel breve spazio di mezza giornata, giovedì 7 novembre è andato esaurito il prestito obbligazionario (bond) convertendo in azioni Telecom emesso per 1.300 milioni, durata 3 anni, tasso 6,125%. Il bond è stato emesso al prezzo iniziale di conversione di 68,01 centesimi (lo stesso valore della quotazione attuale dell’azione), con un prezzo massimo di conversione di 83,31 centesimi, a scadenza. Tenuto conto della cedola annua, il prezzo “giusto” di acquisto a termine si situa fra 54 e 66 centesimi. La richiesta è stata pari a 3 volte l’emissione, riservata ad investitori istituzionali. Una operazione “smart”, ma poco “frienfly”: non volendo, e potendo, fare un aumento di capitale nelle condizioni attuali di prezzo che avrebbe determinato una forte diluizione dell’azionariato (Telco, con le note vicende collegate in corso), si è optato per una soluzione “equivalente”, costosa (6,125% di costo annuo), ma “garantista” per gli azionisti “forti” che continueranno ad avere la “governance” aziendale. Gli azionisti privati sono stati ancora una volta penalizzati non avendo potuto sottoscrivere un bond emesso ad un tasso interessante e non potendo partecipare, fra 3 anni e nel caso Telecom ce la faccia, ad una operazione di conversione in azioni a condizioni di grande favore. C’è sempre qualcuno più azionista degli altri…

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