Compro oro, ma non troppo. Lo sviluppo dei c.d. compro-oro è legato alle difficoltà finanziarie degli italiani: si vende oro per recuperare denaro utile a coprire fabbisogni imprevisti e non diversamente finanziabili. La crisi economica ha fatto crescere i punti vendita fino a una quota di 35.000 operatori ad inizio 2013, il massimo di sempre. Ma da inizio anno sono aumentate le chiusure di molti negozi e il numero degli esercizi aperti dovrebbe scendere a 26.000, ben sotto le stime dell’associazione che riunisce i compro-oro. La previsione era infatti di una riduzione del 15% e certamente non oltre il -25% attuale, addirittura in via di peggioramento. Le società che in precedenza contavano 10 punti vendita ne hanno chiusi 2 o 3 negli ultimi 6 mesi, segno evidente della crisi del settore. Un settore che si è sviluppato grazie alla crisi dell’economia e della riduzione del reddito familiare: “a double dip”, una doppia caduta; a nulla varrà, forse, la discussione in parlamento della “proposta di legge Mattesini” per la regolamentazione della attività, che probabilmente arriverà “fuori tempo massimo”.
Una Tazzina di Caffè con i Compro Oro
