Una Tazzina di Caffè con i Debiti di ATAC

398.000 euro al giorno. È questa la perdita che ogni giorno, da oltre 10 anni, genera ATAC, la società dei trasporti romani: 1,6 miliardi cumulati di perdite dal 2003, 12.000 dipendenti per un costo totale di 550 milioni annui (costo-azienda di 45.800 euro per dipendente). La truffa dei biglietti clonati è un particolare del quadro sconsolante della “mala gestio” della più grande azienda di trasporto pubblico locale italiana: a fronte di un aumento del costo del biglietto a 1,5 euro i ricavi avrebbero dovuto crescere del 50%, a parità di traffico, ma non è stato così; i ricavi da vendita di biglietti valgono il 30% dei 1.200 milioni di costi annui, coperti per 500 milioni dai contributi (a fondo perduto) di Comune e Regione. Ancora: nel 2011 venne indetta una gara per i servizi di pulizia con un appalto di 95 milioni, il 30% sopra ai valori di mercato. E poi: 1.000 dischi frenanti per i mezzi viaggianti pagati 7 milioni, contro i 2 milioni del loro prezzo di mercato. Contratti di consulenza esterna che costano 20 milioni annui. Mille dipendenti seduti alla scrivania senza incarichi ben definiti (ma i salari sì). Un contratto su derivati che è costato 28 milioni per essere chiuso, in perdita. Nel 2011 è stata ricapitalizzata per 1 miliardo, già bruciato: manco fossimo ai tempi di Nerone.

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