La teoria dell’austerità prende il nome dal personaggio di Charles Dickens: l’evidenza empirica mostra una flessione del valore unitario dei regali natalizi, con una tendenza verso cose utili e riducendo solo parzialmente i destinatari, anche in periodi di crisi. Ma il tema centrale è l’inefficienza economica dei regali natalizi: se spendiamo 100 euro per noi stessi siamo convinti che il nostro acquisto li valga tutti, assicurando la nostra soddisfazione. Ma se li spendiamo per un’altra persona, in media il beneficiario raggiunge solo l’80% del grado di soddisfazione atteso: è come se avessimo “buttato” 20 euro per ogni 100 euro spesi. Prendendo questo parametro come metro di valutazione del “valore sprecato”, uno studio dell’Università del Minnesota calcola il “valore sprecato” in 13 miliardi di dollari annui, per i soli Stati Uniti. Evitare regali privi di buonsenso è una possibile contromisura, non potendo fare, anche per educazione, regali in denaro. Ma perché resiste l’abitudine di fare regali? È una necessità sociale e culturale che supera efficienza economica e tradizione: una soddisfazione in primis per chi dona, un’auspicata bella sorpresa per chi riceve, il fascino per tutti dello scartare il classico pacco.
Una Tazzina di Caffè con la Legge di Scrooge e i Regali di Natale
