Un’economia in controtendenza che chiuderà il PIL 2013 con un +1,4% e che prevede un +2,4% nel 2014 e 3 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore privato da oggi fino al 2019, a fronte di una riduzione di 1 milione di posti di lavoro nel settore pubblico. Il debito pubblico è atteso in riduzione all’80% del PIL, effetto di una “cura da cavallo” che non è finita. Anzi, sono previsti 3 importanti passi: i futuri surplus di bilancio dovranno andare a ridurre il debito, la spesa totale del welfare (pensioni escluse) avrà un tetto fisso e non valicabile, i ministeri che già hanno ridotto il bilancio pubblico di 7 miliardi di sterline dovranno risparmiare altri 3 miliardi. Inoltre, il governo inglese prevede di: (a) innalzare l’età pensionabile a 68 anni per aver accesso alla pensione pubblica, a partire dal 2035; (b) imporre una capital gain tax sulle vendite di immobili non di prima residenza possedute da cittadini stranieri; (c) innalzare l’aliquota della tassa sulle banche (introdotta dopo il credit crunch). Sarà anche eliminata la stamp duty tax, simile alla nostra Tobin tax. Ancora una volta, è molto quello che distingue Italia ed Inghilterra, e non si parla solo di clima (anche economico e sociale).
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