L’Africa è una terra di grandi sorprese. L’altra faccia degli sbarchi clandestini si snocciola in cifre che mostrano grandi prospettive di un continente ricco di materie prime e minerali: un tasso di crescita del 5% annuo negli ultimi 10 anni, seppure concentrato per i ¾ in 8 Paesi (Kenya, Marocco, Etiopia, Nigeria, Tanzania, Repubblica del Congo, Mozambico, Libia), 2.000 società quotate, classe media di 300 milioni di abitanti, come censita dalla Banca Mondiale. La Francia è il principale investitore nell’area c.d. del “franco africano” e, seppure abbia aumentato le esportazioni in Africa da 7,7 miliardi di dollari nel 2000 a 17,5 miliardi nel 2012, ha perso quota di mercato (dal 10,1% al 4,7%) a discapito della Cina, salita nello stesso periodo dal 6% al 16,2%. La Francia ha ora deciso di investire in un continente dove vivono 100 milioni di francofoni, cui si aggiungono 2,3 milioni di africani residenti in Francia, 112.000 studenti africani in Francia, 235.000 francesi che lavorano in Africa. La Grandeur non è morta.
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