La meccanica strumentale italiana perde terreno, passando da 4,6 miliardi di valore della produzione del 2006 ai 4,4 miliardi del 2012; nello stesso periodo, la Germania è passata da 8,1 miliardi a 10,6 miliardi di produzione, il Giappone da 9,6 a 13,1 miliardi, la Cina da 5,7 miliardi a 21,4 miliardi. Per sostenere l’industria nazionale, che vive per l’80,5% di esportazioni, il Decreto del Fare ha introdotto un’agevolazione in favore delle imprese che acquistano (anche tramite leasing) macchinari, impianti, beni strumentali, che consiste nella concessione di contributi in conto interessi pagati sui finanziamenti accesi per il loro acquisto (una riedizione della mitica “legge Sabatini”). Peccato che mancano ancora i decreti attuativi, male endemico di ogni governo italico. Inoltre, i costi delle assicurazioni all’esportazione, come quelli applicati dalla Sace, sono superiori a quelli della francese Hermes. La mancanza di aggiornamento del parco-macchine delle imprese italiane compromette la competitività dell’intero sistema manifatturiero italiano. Basterebbe poco, la classica firma.
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