Il terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito il centro Italia è stato recentemente il triste protagonista delle cronache nazionali e non solo.
Fenomeno apparentemente incontrollabile nella sua manifestazione, l’unica cosa che l’essere umano può fare di fronte ad un terremoto è prevenire il maggior numero di danni possibili. Numerose polemiche si sono susseguite su questo argomento, e spesso vengono citate le eccellenze ingegneristiche e architettoniche del settore provenienti dal Giappone.
Proprio dal Giappone arriva uno studio, pubblicato sulla rivista “Nature Geoscience”, che vuole provare una nuova teoria, ovvero che le maree e le fasi lunari influenzino l’intensità dei terremoti.
Tenendo in considerazione che durante le fasi di luna piena e nuova, ovvero ogni 15 giorni, lo stress causato dalle maree sul terreno è maggiore, l’analisi vuole dimostrare che questo fattore entra in relazione con l’intensità dei fenomeni sismici, aumentandone il potenziale distruttivo.
Satoshi Tide, sismologo dell’università di Tokio, ha condotto lo studio che prende in considerazione diversi set di dati relativi ad episodi sismici avvenuti in Giappone, California e altre parti del mondo. Egli afferma che “Molti terremoti, inclusi quelli di Sumatra del 2004, quello in Cile del 2010 e in Giappone del 2011, tendevano ad accadere durante i momenti di maggiore stress causato della marea”.
Satoshi aggiunge che “Su oltre 10,000 terremoti che nascono con una magnitudo di 5.5, quelli che iniziano durante un periodo di marea hanno più probabilità di crescere fino a magnitudo 8”. Ricordiamo infatti, che un terremoto spesso inizia con bassa intensità e in seguito, a seconda di numerosi fattori tutt’oggi non compresi completamente, diventa più forte.
L’analisi, che sicuramente fornisce dei nuovi spunti interessanti sull’argomento, è però da ridimensionare. Commenti di vari esperti, incluso Honn Kao della Geological Survey of Canada, concludono che “gli effetti delle maree sui terremoti sono sicuramente interessanti, ma di poco conto.”.