Nelle ultime settimane il mondo mobile ha accolto uno degli ultimi attesi dispositivi con il nuovo processore top di Qualcomm, lo Snapdragon 835. Uno dei pochi brand che ancora mancavano all’appello era OnePlus.
Cos’è OnePlus?
OnePlus si presenta sul mercato a fine 2013 nelle vesti di flagship killer: era il 2013 di Samsung S4, LG G2, Sony Xperia Z1 e iPhone 5s. Era un 2013 che aveva confermato un trend perpetratosi negli anni, l’equazione per cui a ogni nuova generazione di top di gamma dovesse corrispondere un aumento di prezzo. Era il 2013 ed i marchi cinesi non avevano ancora la rilevanza che hanno oggi nel mercato occidentale. Huawei era ancora lungi dall’essere riconosciuto come marchio premium, di Xiaomi si parlava solamente nel sottobosco tech e, più in generale, difficilmente la scelta di un telefono di provenienza cinese poteva essere considerata una scelta di qualità.
Sappiamo bene che oggi la situazione è profondamente cambiata, i telefoni cinesi rosicchiano sempre più quote grazie a una moltitudine di modelli per ogni fascia di prezzo, accontentando sia la clientela più esigente che i meno addicted ma comunque alla ricerca di un buon rapporto qualità/prezzo.
Proprio in questa ottica nasce OnePlus, un’azienda, all’apparenza quasi una start up, con la voglia di cambiare le regole secondo le quali un top di gamma debba costare più di 600€/600$ per offrire il meglio della tecnologia disponibile. Con queste premesse proprio in quel 2013 OnePlus presenta OnePlus One, primo flagship che, con processore Snapdragon 801, 3gb di RAM e 64gb di memoria interna si affaccia sul mercato a 299€, praticamente la metà rispetto ai top di gamma allora in circolazione. Fino a qui potrebbe sembrare tutto rose e fiori, in realtà riuscire ad accaparrarsi un OnePlus One non era un’impresa semplice. Al contrario, non era sufficiente recarsi in negozio o acquistarlo sul sito dell’azienda stessa: era necessario entrare in possesso di un invito rilasciato direttamente dall’azienda attraverso contest e, successivamente, con un sistema di diffusione client-to-client, scatenando una vera caccia all’invito. Il sistema di inviti, inoltre, ha creato col passare del tempo più frustrazione che hype, creando un effetto burnout nei confronti di OnePlus a lungo andare.
OnePlus One è stato molto ambito non solo per il suo prezzo rapportato alle caratteristiche, bensì anche per una forte inclinazione ad essere moddato facilmente grazie alla natura aperta del sistema operativo installato, la Cyanogen, ROM sviluppata su base Android e nota ai più “smanettoni” grazie alle possibilità di personalizzazione e alla possibilità di essere installata su una moltitudine di devices spesso abbandonati nel supporto da parte delle case madri.
Il motto di OnePlus è Never Settle, e infatti negli anni non si sono fermati alla prima incarnazione, continuando a progettare e produrre dispositivi con hardware da top di gamma a prezzi sostanzialmente più competitivi rispetto alla concorrenza mainstream. Nell’ordine OnePlus 2, forse il meno riuscito a causa del problematico processore Snapdragon 810, tendente a surriscaldarsi oltre misura. Una svolta è avvenuta poi con OnePlus 3, il primo acquistabile senza un sistema di inviti, che portava in dote già ben 6gb di RAM, poi successivamente affinato e migliorato nel processore e nella capacità della batteria col 3T.
OnePlus è stata in grado di ritagliarsi negli anni un consenso e una visibilità sempre più ampie, mettendo d’accordo il pubblico più “smanettone” e anche una fetta man mano crescente di clientela generalista con la voglia di avere un top di gamma senza dover spendere 800-1000€.
Non è tutto oro quel che luccica ed infatti anche OnePlus ha dovuto misurarsi spesso con questioni che dapprima hanno minato la natura indie del progetto, scopertosi infatti collegata al gigante Oppo, primo produttore nel mercato cinese e, quindi di fatto suo spin-off. Con la crescita della fama e delle aspettative, le critiche più severe hanno visto dapprima protagonista l’assistenza, non all’altezza nell’expertise e nelle tempistiche, poi il supporto software dei modelli, spesso e volentieri lasciati a loro stessi e ai bug di sistema del sistema operativo.
Proprio il software è stato negli anni ulteriore argomento di discussione, difatti inizialmente OnePlus ha stretto una partnership con Cyanogen, collaborazione terminata prima di quanto auspicato e che ha costretto OnePlus a internalizzare lo sviluppo del software, modificando in prima persona il codice di Android e declinandolo in Hydrogen OS per il mercato cinese, privo dei servizi Google poiché vietati dal regime cinese, e Oxygen OS per il mercato internazionale.
OnePlus oggi è quindi un competitor a tutti gli effetti? La risposta è probabilmente nì, nonostante sia innegabile la crescita riscontrata per questa costola del brand Oppo a livello internazionale, diventando quanto di più vicino al concetto di Nexus, progetto portato avanti da Google fino al Nexus 5, in grado di proporre prodotti dalle ottime prestazioni a prezzi democratici. Ora che anche Google, dismettendo la serie Nexus e aprendo un nuovo capitolo con la famiglia Pixel, sembra aver deciso di puntare ad un segmento sempre più premium. Ed è proprio OnePlus a prendere gli oneri e l’onore di rendere accessibile per (quasi) tutti la migliore esperienza Android attualmente disponibile sul mercato.
Certo è che da OnePlus One a OnePlus 5 (acquistabile da pochi giorni sul sito ufficiale dell’azienda in versione con 6gb di RAM e 64gb di memoria interna a 499€ e addirittura 8gb di RAM e 128 di memoria interna a 569€) l’azienda è cambiata e si è gradualmente uniformata a un aumento generale del punto prezzo, con un aumento vicino al 100% rispetto al primo modello, prendendo troppo seriamente il concetto di Never Settle e applicandolo anche ai prezzi.