Lo spot andò in onda in un intervallo del SuperBowl e quella pausa di 1 minuto e mezzo arrivò a costare 368mila dollari. Per la realizzazione furono spesi 1 milione di euro grazie al lavoro dell’agenzia Chiat/Day e diretto da Ridley Scott. La lungimiranza di Apple si mostrava al mondo attraverso il suo primo spot. Il colosso dell’informatica, allora alle prime armi, si raccontava con un linguaggio profetico ispirato al capolavoro di George Orwell.
Lo spot, infatti, narra una breve storia volta a fare nascere curiosità e interesse per il personal computer, un prodotto il cui uso era, in quegli anni, misterioso ai più, essendo un prodotto di cui la massa non avvertiva (ancora) il bisogno. Una pubblicità rivoluzionaria, in cui un’atleta (il 1984 era l’anno delle Olimpiadi di Los Angeles) scappa dalle guardie che la rincorrono, per scagliare un martello sul video del Grande Fratello. L’immagine metaforica mostra Apple come un’eroina virtuosa, in grado di rompere le tradizioni: l’avvento nel 1984 del primo Macintosh della storia voleva simboleggiare la liberazione dell’umanità dal conformismo.
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