Vittorio Sgarbi a Smartweek: “Ecco perchè mi Candido Sindaco di Milano”

Vittorio Sgarbi candidato sindaco di Milano. A molti suonerà come una provocazione, ad altri potrebbe sembrare persino un azzardo, ma le intenzioni del critico d’arte più famoso d’Italia questa volta sembrano molto serie. Come annunciato da lui stesso qualche giorno fa, l’attuale assessore del Comune di Urbino avrebbe deciso di scendere in campo in prima persona, in occasione delle elezioni comunali in programma per il prossimo anno nel capoluogo lombardo.

Non una novità per Sgarbi, che già nel 2006, in occasione della tornata elettorale vinta dalla candidata sindaco Letizia Moratti, presentò formalmente la propria candidatura, salvo poi ritirarla dopo un accordo con il futuro sindaco. Una decisione che gli fruttò la nomina ad Assessore alla Cultura della città, che, tra accuse e polemiche, mantenne fino al 30 luglio 2008. Da allora Sgarbi non ha mai abbandonato la carriera politica: sempre nel 2008 è stato eletto Sindaco nel comune siciliano di Salemi; nel 2012 si candida, senza successo, a Sindaco di Cefalù; sempre nel 2012, viene nominato Assessore nel comune piemontese di Baldissero d’Alba e, nel 2014, viene nominato Assessore alla Rivoluzione, alla Cultura, all’Agricoltura, alla tutela del paesaggio e del Centro Storico di Urbino. Carica che ricopre tutt’oggi.

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Questa volta, però, Vittorio Sgarbi sembra aver delineato la propria strategia politica per ottenere il consenso della cittadinanza. A dichiararlo è proprio lui, che, a margine dell’intervento tenuto lo scorso 24 maggio presso il Politecnico di Milano, in occasione della XVI edizione de La Milanesiana, ha deciso di parlare a Smartweek della sua candidatura.

Professor Sgarbi, dopo la sua candidatura a Sindaco di Milano del 2006, ritirata dopo un accordo con la Moratti, e le sue esperienze politiche in alcuni comuni italiani come Salemi e Urbino, perché adesso ancora Milano?

E’ un’idea delle persone che mi circondano, che amano la politica, come Oliviero Toscani, Giorgio Grasso e Radio Padania. Io sono apolitico, a me non me ne frega niente della politica. Intanto è giusto aver messo la fiche un anno prima per giocare la partita, poi si vedrà. L’accordo fatto nel 2006 con la Moratti è una cosa che potrebbe capitare anche questa volta: se ti accorgi che le condizioni non ci sono e fare la lotta uno contro tutti non ha senso, valuti le opportunità. Male che vada andrà come l’altra volta: che poi non so se a Milano sia meglio fare il sindaco o l’assessore alla cultura. Milano è una città viva che è cultura, è l’unica città italiana a non aver chinato la testa.

Cosa pensa dei suoi avversari?

Chi sono i miei antagonisti? Manca un anno e non li vedo, quindi dovrei vincere a mani basse. Se il potere dei partiti come il Movimento 5 Stelle, che non credo abbia poi tutto questo potere, e Lega determinerà un effetto di massa, superando il voto d’opinione negozierò come ho fatto l’altra volta. Chi dovrebbe vincere? Lupi? Salvini? La De Cesaris? C’è un candidato che potrebbe lavorare con me, come ha già fatto, ed è Sala. Poi se vinciamo cosa succede? Faccio io il sindaco o lo fa lui? E se lui fa il Sindaco, io non posso fare qualcosa con lui? Il ticket con Sala potrebbe significare: non fate nessun’altra lista, tanto perdete. Poco tempo fa Radio Padania ha fatto l’elezione per decretare il Presidente della Padania. Nessuno l’ha scritto, ma i finalisti eravamo io e Feltri e ho vinto io. Quindi, se Salvini non si candiderà (come sembra), perché la Lega non dovrebbe votarmi?