Waterworld: le Piattaforme Petrolifere Diventano Città

Era il lontano 1968 quando “L’isola delle Rose” dichiarò la sua indipendenza diventando la prima nazione off-shore su piattaforma artificiale in mezzo al mare. Era stata costruita dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa a 11 chilometri a largo di Rimini, in acque internazionali, agli inizi degli anni ’60 e aveva un’area di circa 400 m². Una storia di sogni e utopia, dimenticata per molto tempo, di uomini che avevano visto nel mare la nuova frontiera per sfuggire alla società e per cercare di crearne una più equa e giusta. La storia di una Repubblica mai riconosciuta da nessun’altra nazione del mondo, con l’Esperanto come lingua ufficiale, una propria moneta e francobolli postali, distrutta e affondata dopo soli 55 giorni di vita dallo Stato Italiano. Il sogno del mare come frontiera dell’utopia per una nuova società, però, non è affondato insieme a lei.

Oggi ci sono organizzazioni come la Seasteading Institute che ricercano attivamente a livello ingegneristico per la creazione di nuove città indipendenti nella colonizzazione del mare come “nuovo mondo”. La Seasteading ha già avviato la “Fase I” di progettazione che ha avuto il suo culmine in un contest dove diversi architetti hanno presentato progetti futuristici tra i più strabilianti, alimentati totalmente da energie alternative, con spiagge caraibiche e architetture avvenieristiche. Il contest ha avuto due vincitori, uno eletto da una giuria competente e uno dal pubblico, ma attualmente l’istituto è ancora alla ricerca di eventuali futuri “pioneri” per un’indagine conoscitiva su come questi vorrebbero la loro isola, con quali confort, spazi e divertimenti.