Perché lo stato sociale assume forme tanto diverse e, conseguentemente, opera attraverso modelli organizzativi eterogenei a seconda del paese di riferimento? A questa domanda tradizionale del dibattito economico la letteratura rilevante in materia risponde con l’ipotesi che la dimensione del Welfare State dipende positivamente dal livello nazionale di fiducia. Individui con un radicato senso civico, in questo senso, acconsentono a pagare alte imposte solo quando sono convinti che i loro compatrioti facciano lo stesso, e non abusino delle prestazioni sociali (si veda Rothstein and Uslaner, 2005).
I grandi sistemi di Welfare, si è soliti sostenere, si basano quindi su una cooperazione condizionale. Nozione recentemente consolidata anche dallo studio “Historical Trust Levels Predict the Current Size of the Welfare State” condotto da Andreas Bergh e Christian Bjørnskov dell’Università di Lund, in Svezia. “Abbiamo sempre riposto grande fiducia nelle altre persone in Scandinavia – afferma Bjørnskov – e questa è la base del nostro stato sociale.”
Tuttavia la fiducia potrebbe costituire soltanto una parte della storia. A raccontarcela nella sua totalità, includendo anche i risvolti meno felici, sono tre economisti francesi Yann Algan, Pierre Cahuc, e Marc Sangnier, accademici facenti riferimento rispettivamente alla Paris School of Economics, l’Ecole Polytechnique e la Aix-Marseille University.
Nel loro studio “Trust and the Welfare State: The Twin Peaks Curve” i tre hanno rilevato che la relazione cross-country tra fiducia e le dimensioni dello stato sociale – misurate dalla quota della spesa pubblica sul GDP – non è monotona ma, contrariamente a quanto sostenuto dalla letteratura tradizionale, presenta un duplice picco (vedi Figura 1).
Figura 1. Il duplice picco nella relazione tra la generosità dello stato sociale e la fiducia.