Wii U: la Nuova Strategia di Nintendo

Che la nuova console domestica di Nintendo non sia partita col piede giusto è una considerazione particolarmente condivisa dagli addetti ai lavori. Basti pensare che Bobby Kotick, CEO di Activision, aveva già espresso le sue preoccupazioni parlandone direttamente ai “suoi” azionisti nel maggio scorso, lamentando, in particolare, il fatto che, dalla data di lancio (fine novembre 2012), la nuova creatura della casa giapponese avesse venduto solo 3.45 milioni di unità. Proprio in quegli stessi giorni il titolo della “grande N” quotato a Tokyo perdeva di valore e sembrava che tutto inesorabilmente remasse contro le strategie adottate dall’azienda.

Aveva già destato scalpore la scelta del nome della console, che a detta ti molti avrebbe benissimo potuto chiamarsi “Wii 2”, in primis per incontrare le esigenze di chiarezza dei consumatori. Del resto lo ha ribadito di recente Shelly Pearce, marketing director Nintendo UK, arrivando persino a dichiarare che “alcune persone non sanno nemmeno che Wii U sia una nuova console”. Se a questo aggiungiamo un parco titoli software ad oggi ancora poco accattivante (sebbene più aperto a titoli third party , e cioè non prodotti dalla stessa Nintendo ma da altre aziende), ecco che si confermano alcune delle considerazioni fatalistiche che già circolavano sulla rete in luglio, quando pure Iwata, Presidente di Nintendo, ritenne opportuno sottolineare che, in ogni caso, non avrebbe dato l’assenso ad alcun taglio di prezzo per agevolare le vendite, imputando così implicitamente la scarsezza delle stesse proprio al profilo software e non a quello hardware.

Considerato che poi in realtà il taglio c’è stato, bisogna ammettere che la situazione a partire da settembre ha subito una svolta importante. I software di qualità alla fine sono infatti arrivati, provocando una impennata delle vendite fino al +685% nel solo Regno Unito (sebbene James Honeywell, altro direttore marketing di Nintendo UK, non abbia fornito cifre precise a riguardo) e del 200% in Nord America (secondo NPD, azienda che analizza i dati di vendita del settore-intrattenimento sui mercati di questa area geografica). Il titolo che ha trainato questo inatteso cambio di direzione? Wind Waker HD, remake di un ottimo titolo uscito nel 2002, assieme agli annunci relativi ai lanci che la Nintendo effettuerà questo autunno, con videogiochi di indubbio valore, almeno sulla carta, e capaci di riaccendere le speranze dei fan.

Citando Iwata, “Nintendo non è brava a competere, quindi ogni volta cerchiamo di sfidare le masse a passare a qualcosa di diverso“. Esattamente quello che successe nel 2006 al lancio del primo Wii, che conta oggi una base installata di oltre 100 milioni di console in tutto il mondo e che può essere considerata a pieno titolo un’icona ricorrente nella cultura dell’intrattenimento di questo ultimo decennio. “Qualcosa di diverso”, perché Wii aveva delle potenzialità hardware nettamente inferiori rispetto ai suoi principali competitor, ma offriva un nuovo, per alcuni rivoluzionario, sistema di controllo, unito ad una gamma di titoli adatti ad attrarre i giocatori “casual” (consumatori non abituali di videogiochi), ampliando così lo stesso mercato. E allora ecco spiegate le perplessità relative al mancato grado di informazione offerto dall’azienda ai consumatori. Come è stato possibile perdere l’attenzione di tante persone? Il brand Wii riuscirà a reggere la concorrenza che, oggi, si presenta molto più agguerrita che in passato? Quanti possessori di Wii compreranno una Wii U?

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