Secondo uno studio di Willis Towers Watson basatosi su oltre 1.000 dipendenti italiani, il 31% dichiara di non aver capacità di risparmio, il 18% di non avere risparmi per le emergenze, e il 25% di avere problemi finanziari che stanno influenzando negativamente la loro vita.
Il Financial Wellbeing Report, che fa parte del Global Benefits Attitudes Survey, evidenzia che a vivere consumando interamente la propria “busta paga” sono soprattutto le famiglie (29%) rispetto a giovani single (23%) e single più anziani (25%), ma che i secondi sono quelli che fanno più fatica a risparmiare (18%) rispetto ai loro omologhi più grandi (12%) e ai nuclei familiari (10%).
Andrea Scaffidi, Head of Retirement di Willis Towers Watson in Italia, ha dichiarato che: “È chiaro che molti dipendenti stanno affrontando una sfida legata alla gestione del proprio budget familiare spesso compresso tra livelli di reddito meno dinamici se paragonato alla dinamiche delle spese e con costi essenziali e non comprimibili. Questo può mettere sotto pressione la vita personale, che a sua volta può influire sulle prestazioni delle persone sul lavoro, oltre che riflettersi sulla loro salute mentale e fisica”.
Lo studio ha rivelato che il ruolo che i datori di lavoro possono svolgere nell’aiutare i dipendenti a gestire le proprie finanze è sempre più importante. La metà dei dipendenti intervistati ritiene che il proprio datore di lavoro dovrebbe fornire strumenti per aiutare a migliorare la propria gestione finanziaria, in particolare questo pensiero è maggioritario tra la Generazione X (56%) e i Millennials (54%).
Quasi la metà (48%) dei Millennials ha dichiarato che si fiderebbe di più degli strumenti forniti del proprio datore di lavoro rispetto a quelli trovati online, tale fiducia risulta leggermente maggiore di quella presente tra i baby boomer intervistati (42%).
Scaffidi ha aggiunto: “I datori di lavoro hanno un ruolo sempre più importante nell’aiutare i dipendenti a gestire le loro finanze, fornendo gli strumenti e l’accesso a prodotti e servizi adeguati. In particolare i lavoratori più giovani, che sono meno alfabetizzati finanziariamente – come emerge anche da ricerche della Banca d’Italia – rispetto ai loro colleghi più anziani, fanno riferimento al loro datore di lavoro per aiutarli in questo settore.’’
“La fiducia che alcuni gruppi di dipendenti hanno nel loro datore di lavoro dovrebbe fornire un incoraggiamento per ulteriori progressi in questo settore, tenendo sempre in considerazione la possibilità che alcuni potranno trovare invadente il coinvolgimento nelle questioni finanziarie personali. La sfida aziendale è offrire risposte ai propri dipendenti senza cadere in un paternalismo o in un effetto di supplenza di altri attori istituzionali”.