Si chiama WorkCoffee e nella semplicità del suo nome racconta tutta la sua essenza. WorkCoffee è un bar fuori dal comune, dove la clientela può trovare ben altro oltre a cappuccini e brioches: l’idea è infatti quella di mettere a disposizione di chiunque vi entri un vero e proprio punto di ritrovo con servizi di supporto e guida nella ricerca del lavoro.
Partendo dallo store di Bergamo, primo assoluto in Italia, nel giro di due anni la catena ha aperto WorkCoffees a Tolmezzo e Piacenza, per approdare il 12 giugno anche nel centro di Milano. Incuriositi abbiamo deciso di farci spiegare meglio come funziona da Silvia Bianchi, responsabile del coordinamento servizi al lavoro del WorkCoffee di Milano.
Silvia, ciò che colpisce subito di WorkCoffee è il binomio caffè – lavoro. A cosa si deve l’idea di combinare il concetto di bar, che per natura si associa al relax, e quello di ricerca del lavoro, occupazione stressante per eccellenza?
“Il progetto è nato in un’ottica di lotta contro la tendenza sempre più comune e diffusa di vivere la ricerca del lavoro in modo solitario, frustrante e spesso avvilente. La catena di caffè è infatti strettamente collegata ad un altro network, Workopp, un’agenzia per il lavoro che si occupa di servizi di collocazione e ricollocazione. L’idea di fondo era quella di creare un luogo informale dove erogare quei servizi di supporto alla ricerca del lavoro che vengono di solito forniti in un ufficio: un ambiente che potesse mettere le persone a proprio agio, che non aprisse un’ora al giorno e che potesse ospitare anche gruppi di lavoro: insomma, un luogo proprio come un caffè”.
Come si combinano quindi le due anime di WorkCoffee, e in che modo si sostiene il business?
“La risposta può sembrare scontata ma da noi funziona come in un normalissimo bar con colazioni, pranzi e aperitivi! Questa parte del core business naturalmente ha la sua sostenibilità economica, ed è proprio così che possiamo erogare a titolo gratuito tutti i servizi che rappresentano l’anima vera e propria del coffee”.
Cosa trova chi entra per la prima volta in un WorkCoffe? In che modo si possono sfruttare i servizi offerti, e come ci si può candidare alla ricerca del lavoro?
“Fisicamente all’interno del caffè c’è una bacheca di cerco-offro lavoro con annunci che ognuno può affiggere oppure che passano dal canale preferenziale di Workopp. Chiunque entri può quindi lasciare il proprio nominativo in base ad una scheda che ne illustra la candidatura: una volta compilata, nel giro di due giorni si può essere messi in contatto con un operatore per il colloquio personale, un supporto più vicino e specifico. Oltre ai colloqui personali all’interno del caffè sono anche organizzati aperitivi in lingua e incontri sussidiari alla ricerca del lavoro: meeting con giovani imprenditori, datori di lavoro e appuntamenti di gruppo per analizzare aspetti come scrivere al meglio il proprio curriculum o come affrontare un colloquio di lavoro”.
Un fenomeno che si sta diffondendo è quello del co-working. Il caffè, oltre alla ricerca di lavoro, può essere sinonimo di lavoro condiviso? Quali sono le differenze con quest’altra nuova realtà?
Di solito gli spazi destinati al co-working sono luoghi strutturati per ospitare startupper o aspiranti tali che stanno sviluppando il loro business e che lavorano su idee ben precise. Anche all’interno del WorkCoffee, oltre alla ricerca del lavoro in senso stretto ci sono spazi per la creazione e la condivisione del lavoro, ma in uno spazio non strutturato: da noi le persone possono venire senza idee precise e trovare qui uno spazio di confronto, dialogo e condivisione. Di certo sia gli spazi di co-working che WorkCoffee nascono dall’idea di condividere il momento del lavoro in ogni sua fase: per noi la chiave del successo è infatti la forza delle relazioni, che porta con sé sempre a qualcosa di nuovo, efficace e positivo.