Le loro notizie scatenano le reazioni più disparate: dai commenti d’odio a una sana risata, passando perfino per una profonda riflessione sui temi più scottanti. Stiamo parlando di Lercio, il sito (e ora anche app) di mock journalism (o parodia giornalistica della realtà, come preferite), che con le sue battute pungenti e fulminanti ha catturato milioni di italiani.
Noi di Smartweek, per capire le logiche che si celano dietro alla loro satira, atterrata su un pianeta, come il nostro, intento a combattere quotidianamente le fake news, li abbiamo intervistati, per scoprire i segreti del portale più irriverente del web.
Quando e come nasce Lercio?
“Lercio nasce all’interno del gruppo satirico Acido Lattico (che esiste ancora, cercatelo!), grazie all’intuizione di Michele Incollu, uno schivo ragazzo sardo. Il 28 ottobre 2012 ci folgorò mostrandoci il sito che aveva appena creato per parodiare la già di per sé parodistica pagina della free press Leggo. Ce ne innamorammo immediatamente e lo implorammo di lasciarci contribuire. Per chi fosse curioso di conoscere la prima news pubblicata da Lercio, eccola qui: Cina, liberato pozzo ostruito da un bambino“.
Che filosofia c’è dietro?
“La premessa fondamentale è che tutti noi autori di Lercio proveniamo dal citato collettivo satirico Acido Lattico, nato nel 2011 dopo la chiusura della fondamentale esperienza nella Palestra di Daniele Luttazzi, il blog cui inviavamo le nostre battute nella trepidante speranza che lui le selezionasse. Luttazzi è, per molti versi, il nostro nume tutelare, da cui abbiamo imparato soprattutto a lavorare sul ritmo e a evitare i giochi di parole, che lui stesso definiva “pedanti”.
Da Daniele abbiamo soprattutto appreso che non si può rinunciare al punto di vista personale quando si scrivono i propri pezzi, pena lo scadere in un facile qualunquismo, e che è sempre importante prendere di mira i “carnefici” e mai le “vittime”. Altro insegnamento cruciale: noi non siamo migliori degli altri: siamo esattamente stronzi come loro, però ne siamo coscienti. E ora qui immaginate una faccina che fa l’occhiolino”.
Le notizie oscillano tra l’esilarante e la verità: come si costruisce una notizia fatta di satira?
“Ehi, noi non costruiamo le notizie! Non siamo mica “Libero”! A proposito, uno dei commenti che ci colpiscono maggiormente è che siamo più affidabili della stampa “tradizionale”; è lusinghiero e preoccupante allo stesso tempo. Per fortuna, a riportarci coi piedi per terra, ci pensano i tanti che scrivono che siamo venduti esattamente come la stampa tradizionale! Difficile, comunque, rispondere a questa domanda. Siamo una trentina di redattori sparsi in tutta Italia (e oltre!) e ciascuno affronta e filtra la realtà con la propria sensibilità (o bastardaggine, se leggi alcune delle opinioni su di noi). Di base, c’è l’idea che qualunque situazione, anche la più drammatica, possa presentare un appiglio satirico, un’incongruenza, una magagna, un’ingiustizia, su cui fare leva, proprio perché lo scopo della satira è indagare e mettere in primo piano le storture della società e della politica che in qualche modo possono aver favorito il verificarsi di un evento drammatico o addirittura catastrofico. Il mio metodo, per esempio, so che morivate dalla voglia di chiedermelo, è cercare di scrivere qualunque cosa possa spingere Sgarbi a darmi pubblicamente della “capra!”, ma, purtroppo, non ci sono ancora riuscito”.
Lercio è stato pluripremiato come miglior sito di satira politica. Cosa pensa la redazione delle fake news? Come combatterle?
“State davvero domandando a un manipolo di millantatori illetterati di risolvere il problema più scottante di questo scorcio di millennio? Be’, eccoci qua! Poteva andare peggio, avreste potuto chiederci una proposta per la legge elettorale!
Noi tendiamo a distinguere tra fake news e bufale. Le prime richiamano anche la gloriosa categoria del mock journalism, che ha avuto prestigiosi precursori come Benjamin Franklin e Mark Twain, come da qualche tempo andiamo mostrando anche in licei e università che hanno l’impudenza di invitarci per tenere degli incontri con gli studenti sul tema satira e bufale, che sono invece inganni, quando non truffe, che si prefiggono di circuire l’ingenuità dei lettori, mentre noi preferiamo prendere di mira i loro pregiudizi.
Come combattere le bufale? Con il consiglio più vecchio del mondo: leggendo. E non fermandosi alla prima risposta che troviamo su google ma confrontando più fonti possibili. È una battaglia difficile, lo sappiamo. Oggi il falso viene definito verità alternativa; si parla di post-verità, che non significa che prima non ci fosse la menzogna ma che ora non conta più quale sia la verità e quale la bugia, ma solo la versione che risponde meglio alle proprie convinzioni, alla pancia. Sono sempre di più le persone che dichiarano di non credere a ciò che pubblicano La Stampa, Repubblica o il Corriere, però poi magari si fidano di un meme anonimo su Facebook che racconta di 419 senatori che hanno votato per concedere la patente gratis ai migranti. Ma vi rendete conto? 419! Del resto, avete voluto votare NO (al referendum del 4 dicembre 2016, ndr)?”
Il vostro successo è stato possibile anche grazie ai social. La satira ha dei canali di diffusione/condivisione preferenziali?
“Questo è un tema davvero complesso e che, per molti aspetti, rimanda a cosa si intenda per satira. Nell’ultimo decennio, grazie, o per colpa, di entità come Spinoza, Acido Lattico, la Palestra e di diversi altri collettivi, ha preso piede un modo di fare satira molto telegrafico.
Si prende una notizia vera e si cerca di commentarla con una battuta breve e fulminante. È uno stile che ben si adatta a social come Facebook e soprattutto twitter, ma che alla lunga rischia di far apparire la satira più un juke-box (copyright del comico Saverio Raimondo) che una fustigatrice dei cattivi comportamenti.
Con Lercio abbiamo cercato di superare la distanza delle due, tre righe, per sbizzarrirci con testi più articolati (Nota per i disattenti: ebbene sì, molti titoli di Lercio sono accompagnati anche da un vero e proprio articolo!) ed è una grande soddisfazione quando i lettori ci dimostrano di averli letti per intero, magari solo per esprimere solenni stroncature, ma fondamentalmente siamo una banda di masochisti e ci piace lo stesso!
La moltitudine di voci e la disparità di fonti di informazione disponibili ha forse reso più facile ad un autore diffondere il proprio messaggio ma allo stesso tempo più difficile far sì che esso possa venir recepito con la necessaria attenzione da un pubblico sempre più parcellizzato, a differenza di quanto avveniva negli anni (o forse lustri) passati, quando la satira trovava posto sui giornali e in televisione. Va anche detto che se i social possono contribuire a diffondere i propri testi, spesso finiscono per censurarli, così come accaduto ad alcuni nostri articoli con motivazioni davvero risibili.”
Quali notizie sono state prese per vere? Che effetti hanno sortito sui lettori? E su di voi?
“La prima occasione in cui il nome Lercio salì ai “disonori” della cronaca fu nei primi mesi del 2013. XL, l’inserto musicale (ma non privo di amenità varie) di Repubblica prese per vero un nostro articolo in cui raccontavamo del panico creato tra gli ascoltatori dall’errore tecnico a causa del quale l’emittente Radio Maria aveva diffuso brani di Megadeth, Cannibal Corpse e System of a Down.
Fu il famigerato padre Livio Fanzaga in carne, ossa e frustino a dover smentire la notizia. Nell’autunno dello stesso anno si registra forse l’apice dell’effetto Lercio sull’infinita biliosità della mente obnubilata. Pubblicammo, infatti, un articolo in cui l’allora ministro Kyenge invitava a prendere cani e gatti degli italiani per sfamare gli immigrati. Quel giorno e i seguenti assistemmo a reazioni inconsulte e spropositate sul nostro sito e su migliaia di bacheche di facebook, con commenti razzisti e violenti da parte di persone che nemmeno di fronte a frasi come “durante un incontro con una famiglia rom disagiata con solo 2 Mercedes di cui una incinta” erano state in grado di farsi venire qualche dubbio su quanto stessero leggendo.
Oppure ci sono state le rimostranze di politici del centro-destra nell’apprendere, da un altro articolo, che il governo Letta avrebbe introdotto il bollo per le carrozzine dei disabili, nonostante nel testo si citassero anche “la tassa sulle scarpe che superano il numero 40 perché consumano più asfalto, la tassa sulla scarpetta, voluta dalla lobby delle lavastoviglie, la tassa di passaggio per tutte le donne più basse di 150 cm e più pesanti di 80 chili perché assimilabili ai mini suv”. L’effetto che tutto questo ha avuto su di noi? Che stessimo procedendo nella direzione giusta. Se non altro stavamo fornendo dei validi criteri per fare pulizia sulle proprie bacheche.
Altri temi molto caldi sono stati i marò, ormai purtroppo passati di moda, mentre un argomento evergreen per scatenare una “salutare” deflagrazione d’odio continua a essere Laura Boldrini, senza, ovviamente dimenticare i migranti.
Ah, lo sapevate che 874 senatori hanno varato una legge grazie alla quale i migranti possono diventare deputati senza nemmeno passare dalle elezioni? Se sei indignato condividi!111!!11!!!1!”.
E ora il mock journalism più irriverente d’Italia approda anche in versione live, con uno spettacolo tutto targato Lercio. La redazione vi aspetta numerosi a Torino, presso la Casa Arcobaleno: la data da segnare è il prossimo 3 febbraio 2017.