Avvisano Prima di Bombardare. Gesto di “Umanità” o Strategia?

Come è ormai opinione di molti, Israele rischia di perdere la sua guerra contro Hamas pur vincendo ogni singola battaglia. Come gli statunitensi hanno già sperimentato sulla propria pelle in Vietnam, infatti, per vincere una guerra nel XXI secolo non basta solamente soverchiare le forze avversarie con il proprio potenziale militare, bisogna essere dalla parte del giusto, o almeno presentarsi con tale abito all’opinione pubblica, nazionale e internazionale. E proprio in questo l’esercito israeliano sta fallendo miseramente: le morti di civili palestinesi, causate dai numerosi raid hanno sconcertato mezzo mondo, e fatto dimenticare le violenze altrettanto efferate di cui si è macchiata Hamas negli anni e nel recente passato.

Eppure a Tel Aviv hanno già provato a smentire, nei fatti, tali accuse, dando vita all’operazione Roof Knocking (bussare sui tetti) con effetti, però, decisamente sotto le aspettative. Tale strategia, a cui l’esercito Israeliano sta facendo largo ricorso nell’escalation delle ultime settimane, è, in realtà, una prassi ben rodata, e in uso dal 2006.

Una voce metallica registrata, che si presenta col nome di David, avvisa telefonicamente i civili che da lì a 5 minuti l’edificio in cui sono verrà assalito dai raid missilistici, e, per ribadire il concetto, il tetto dell’edificio viene colpito con un missile di avvertimento (da qui il nome Roof Knocking).  Nei piani di Tel Aviv tale misura servirebbe a limitare le vittime civili dei bombardamenti, e nei vari filmati girati nella striscia di Gaza si nota effettivamente come dopo il colpo portato dal razzo depotenziato (o proprio privo di esplosivo) vari civili riescano a fuggire dall’obbiettivo portandosi così in salvo. Ma la violenza con cui l’edificio viene in seguito letteralmente raso al suolo, e il poco preavviso lasciato agli inquilini, che non hanno neanche il tempo di portare in salvo gli oggetti di valore, fanno ben capire quanto stia realmente a cuore la salute dei civili palestinesi dalle parti di Tel Aviv, e quanto l’operazione rischi di essere solamente una plateale lavata di mani.

Hamas ha però accusato Israele di usare l’operazione Roof Knocking per instaurare un clima di terrore tra la popolazione palestinese. Come anche il Washington Post accusa, le telefonate infatti spesso partono senza essere seguite da alcuna rappresaglia militare. Questa sorta di guerra psicologica starebbe portando sul soglio della crisi collettiva una popolazione già provata da un conflitto violentissimo e da anni di forti tensioni.

In risposta a tale strategia, Hamas ha invitato i civili a non evacuare l’edificio dopo la chiamata o il colpo d’avvertimento, ma anzi di precipitarsi sul tetto, coinvolgendo anche i vicini, nella speranza di scoraggiare i piloti israeliani a portare avanti il colpo. Una risposta che certamente mette i brividi, e che dimostra quanto anche Hamas, come il governo di Tel Aviv, abbia a cuore la salute dei civili palestinesi, tanto da essere disposta a sacrificarli pur di proteggere un obbiettivo ritenuto strategico.

Tutto ciò riprova, come se ce ne fosse bisogno, come a fare realmente le spese della guerra tra Israele e Hamas, ma tale ragionamento potrebbe essere esteso a tutte le guerre in cui il carico d’odio e di violenza è così esasperato, siano i civili: i soli a non avere altra colpa se non quella di avere avuto la sorte di vivere in uno scenario di crisi.