Le recenti indicazioni fornite dalla Banca Centrale Europea (BCE) sugli aggregati monetari in area euro evidenziano un sensibile incremento delle grandezze di massa monetaria rispetto ai mesi precedenti. Ci forniscono in questo modo uno spunto di riflessione che proviamo a condividere, partendo da quella che in politica monetaria è universalmente conosciuta come la “Teoria Quantitativa della Moneta”.
Con essa si intende una teoria economica secondo cui i prezzi (o il valore nominale delle spese) sono correlati positivamente alla quantità di moneta. Anche se nel corso del tempo diverse scuole di pensiero si sono cimentate nel suo studio apportando una serie di accorgimenti, nella sua formulazione rigorosa elaborata da I.Fisher, questa si esprime attraverso un’equazione: M x V=P x Q
M è la massa monetaria, successivamente specificata da altre grandezze quali M1, M2, M3; V è la velocità di circolazione della moneta, da tutti spiegata con il numero di transazioni fatte con la stessa banconota. L’altra parte dell’equazione è costituita dall’economia “reale”: P sono i prezzi, o meglio, il loro livello generale, Q le quantità. Il tutto rappresenta ciò che produciamo: non il famoso Pil, ma una grandezza che comunque in questo è contenuta.
Nella sua formulazione originale, un incremento della quantità di moneta in circolazione determina un proporzionale aumento del livello generale dei prezzi, e quindi una conseguente diminuzione del potere d’acquisto della moneta. Ciò è direttamente collegato alla lentezza nell’aggiustamento di Q, e all’assunto di staticità attribuito a V, la velocità di circolazione.
Precisiamo subito che quest’ultimo concetto, già criticato dallo stesso Keynes, ha perso gradualmente credibilità, dopo che le analisi empiriche hanno rilevato un evidente legame tra V e grandezze quali il tasso di disoccupazione o il livello di fiducia dei consumatori e delle imprese. Ciò risulta di facile comprensione, come risulta facile capire il ragionevole ritardo con cui la velocità si adegua al nuovo stato.
Questa tecnicissima premessa era doverosa, anche se questa “equazione”, per quanto polverosa, non è così astratta come può sembrare. Può infatti offrire interessanti chiavi di lettura anche nell’epoca del quantitative easing che ha portato deflazione: il che è esattamente il contrario di quanto proposto dalla teoria.
In realtà, questa apparente contraddizione ha due spiegazioni. Una tecnica, secondo cui il quantitative easing agisce sull’aggregato monetario M3 (che comprende i titoli di stato), e un’altra più immediata, che afferma che, come detto sopra, il deterioramento del clima economico abbia indotto una sensibile riduzione nella velocità di circolazione della moneta, date sia dalla gravità della crisi che dalla velocità nella trasmissione delle informazioni, inimmaginabile ai tempi della formulazione della teoria.
Ciò contribuisce anche a spiegare la differenza tra la corposa ripresa americana e quella balbettante europea: un miglior clima economico dato da migliori rilevazioni sui livelli di disoccupazione, fiducia delle imprese e soprattutto dei consumatori.
Passando a M, il grafico che segue, parte integrante del comunicato della BCE, mostra il tasso di crescita degli aggregati M1 e M3, e ci consente due osservazioni ed una deduzione:
La prima osservazione è che, con l’introduzione del QE, l’aggregato M3 è praticamente immutato, e ciò è dovuto al fatto che la BCE, con la sua politica di acquisto di titoli di stato, non ha permesso a tale indicatore di scendere (il famoso whatever it takes di Mario Draghi). La seconda osservazione ci porta a riconoscere un legame di tendenza tra M1 e l’andamento dei mercati finanziari, qui espressi con l’indice Eurostoxx 50.
Intendiamoci: la causa non è da confondere con l’effetto, perché la BCE comunica i dati con circa due mesi di ritardo, ma resta comunque evidente che l’espansione dei mercati sia stata accompagnata dalla crescita della massa monetaria, e che i suoi massimi siano coincisi con quelli dei mercati.
La derivata di tutto ciò è che, se continueremo ad assistere al tendenziale miglioramento delle rilevazioni economiche sopra enunciate anche in Europa, i prossimi comunicati della BCE indicheranno graduali incrementi della massa monetaria con tutte le conseguenze del caso. Nel surf c’è un modo di dire che può rendere l’idea: “take your time. Wave comes”.