Il cashback è un termine di cui negli ultimi due anni si è fatto largo uso in Italia, soprattutto in riferimento al piano “Cashless”, introdotto alla fine del 2020 dal Governo Conte II ai fini di incrementare l’utilizzo di pagamenti elettronici e di ridurre l’uso del contante, grazie a un rimborso del 10 per cento sull’importo degli acquisti effettuati per mezzo di carte di credito o di debito, anche via app. Sospesa nel giugno del 2021, la misura governativa è stata poi definitivamente abolita dal Consiglio dei Ministri a fine ottobre, cancellando le speranze di una riattivazione nel 2022.
Il cashback, in ogni caso, è una soluzione che, in maniera indipendente dall’iniziativa pubblica del piano “Italia Cashless”, molte aziende private di vari settori utilizzano, con diverse modalità applicative, per restituire rimborsi sugli acquisti e sulle operazioni effettuate dagli utenti, anche a fronte di una crescente digitalizzazione della popolazione.
Il “cashback”, termine che letteralmente, nella sua traduzione dall’inglese, significa “soldi indietro”, è una formula di rimborso particolarmente usata dalle piattaforme di e-commerce, ma anche nel campo dei servizi digitali.
Nel caso del commercio elettronico, attività in aumento costante negli ultimi anni, esistono alcune app di pagamento che includono la ricezione del cashback: tra queste la più nota, usata da più di due milioni di utenti, è Satispay. Convenzionata con oltre 100 mila negozi, anche fisici, prevede tre tipi di rimborso: quello classico, valido per ogni pagamento, quello sul primo acquisto presso un solo esercente e quello incrementale, che cresce di percentuale in base al numero di acquisti. L’iscrizione e il recesso al servizio sono gratuiti, ma potrebbero essere applicati dei costi (come per il pagamento di bollettini e transazioni pagoPa) e il rimborso può essere usato per nuovi acquisti o per scambi di denaro. Curve è invece una carta fisica utilizzabile tramite app per iOS e Android con funzionalità di portafoglio digitale, che offre l’1 per cento di cashback sugli acquisti – anche su Amazon – ed è disponibile, con un costo di attivazione che include l’invio della carta, a canone gratuito oppure nelle versioni a pagamento “Black” e “Metal”.
Oltre all’e-commerce esistono diverse soluzioni di cashback anche nel campo dell’intrattenimento digitale, con regole che cambiano a seconda dei comparti.
Una di queste viene denominata “bonus cashback”, ed è utilizzata da alcuni operatori del gioco a distanza, come strategia promozionale. Se ormai non è necessario cercare il miglior casino online per accedere a offerte di benvenuto e bonus sul primo deposito, in quanto queste sono tecniche di marketing comuni a tutti i concessionari legali, il bonus cashback è invece un’opzione ancora non molto conosciuta in Italia (anche se è presente, ad esempio, su piattaforme come StarCasinò e Unibet). Il funzionamento di questa tipologia di cashback prevede un rimborso sulle perdite direttamente sul conto di gioco, con percentuali che cambiano a seconda della promozione e che comunque necessitano di requisiti minimi di puntata, fattore di cui è necessario tenere conto, insieme alla valutazione dei giochi a cui il cashback viene applicato e agli eventuali limiti temporali dell’offerta.
Altre tipologie di rimborso legate all’intrattenimento online sono quelle che riguardano i servizi in streaming e i videogiochi, le cui aziende madri possono entrare nel mondo del cashback come partner di alcuni servizi: è il caso di Disney + e Netflix, ma anche di Nintendo e di Steam, tutti supportati dalla già citata carta Curve.
La formula del rimborso, però, si sta estendendo anche al mondo dei servizi, venendo incontro alle esigenze di risparmio degli utenti dopo la sospensione del cashback statale: è il caso, ad esempio, del cashback dedicato agli abbonati a Telepass e Telepass Pay, che permette di ottenere rimborsi del 20 per cento sul carburante o sullo Skipass, tramite promozioni periodiche presenti sull’apposita sezione del sito.
Infine, il cashback sta iniziando a penetrare anche la realtà delle criptovalute: è il caso di BlockFi, una carta di credito compatibile con Apple Pay e Google Pay che prevede un rimborso del 3,5 per cento in criptovalute sulle spese effettuate nei primi 90 giorni dall’attivazione, per poi scendere a un premio dell’1,5 per cento, sempre restituito in bitcoin.