Che Fine ha Fatto? Abdullah Ocalan, il Presidente Curdo Detenuto su un’Isola

Se avete vissuto con coscienza storica e sociale gli Anni ’90, non potete non aver mai sentito parlare di Abdullah Ocalan, politico, guerrigliero e rivoluzionario turco di nazionalità curda, il cui nome per anni ha occupato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.

Nato nel 1948 a Omerli, un villaggio nella Turchia meridionale, Ocalan, come ogni ragazzo della sua età, frequenta prima il liceo e poi si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche all’Università di Ankara. La sua era una Turchia diversa da quella di oggi. Con i suoi problemi sociali e culturali, ma con un piglio sessantottino che coinvolgeva il mondo giovanile e universitario. E’ proprio durante gli studi nella capitale che Ocalan entra in contatto con i movimenti studenteschi estremisti. Nel 1971, dopo il colpo di Stato militare lascia gli studi per arruolarsi nel servizio civile a Diyarbakir, conosciuta in seguito come la “Capitale del Kurdistan Turco”.

E’ qui che, grazie all’influenza della popolazione curda, Ocalan diventa membro della’Associazione Democratica Culturale dell’Est, volta a promuovere i diritti del popolo curdo. Nel 1978 fonda il PKK, il Partito del lavoratori del Kurdistan (oggi grande nemico politico, ma anche sociale, di Recep Erdogan, presidente della Turchia, e impegnato nella lotta armata contro lo Stato Islamico). Nel 1984 il PKK iniziò una serie di offensive armate nei confronti delle forze governative e civili in Iraq, Iran e Turchia con la sola intenzione di creare uno stato curdo indipendente, dove affermare la propria identità culturale e nazionale. Gli scontri, che durarono dal 1984 al 2003, portarono alla morte di più di 30mila persone.

Un’attività militare violenta, che gli costò un mandato di cattura internazionale. Per Ocalan fu l’inizio di una lunga odissea, alla ricerca di uno stato che gli fornisse asilo politico. Prima Russia, poi Grecia e infine Italia. Le difficoltà sulla sua estradizione furono ricondotte al fatto che in Turchia fosse ancora in vigore la pena di morte. Nel 1999 Ocalan venne catturato dai servizi segreti turchi, durante uno spostamento dalla sede della rappresentanza diplomatica greca in Kenya all’aeroporto di Nairobi. Il suo arresto fu motivo di grandi proteste da parte della popolazione curda, che in tutto il mondo assaltarono le ambasciate greche, ritenute responsabili di aver tradito il loro leader.

Ma oggi, a 15 anni di distanza dal suo arresto, che fine ha fatto Abdullah Ocalan?

Una volta catturato e tornato in Turchia riuscì a scampare alla pena di morte, abolita nel 2002 grazie all’intermediazione dell’Unione Europea. Da allora, il leader del PKK è recluso in un carcere di massima sicurezza situato a Imrali, un’isola del Mar di Marmara. La storia recente del posto dice che dopo lo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia del 1923, in cui i cristiani dell’Anatolia vennero trasferiti in Grecia e i cittadini greci di fede islamica furono trasferiti in Turchia, il posto venne di fatto abbandonato. Nel 1935 sull’isola venne costruito un complesso carcerario. Ai prigionieri veniva concessa la produzione e lo scambio di prodotti di agricoltura e pesca. A seguito dell’arresto di Ocalan, il complesso venne totalmente liberato e l’isola divenne luogo di detenzione per un solo prigioniero.

Imrali

Oggi le notizie su Ocalan sono rade e confuse. Si parla di una persona diversa, che ha cambiato il proprio pensiero dopo aver letto teorici sociali del mondo occidentale come Murray Bookchin, Immanuel Wallerstein e Fernand Braudel, rivalutando la propria società ideale come una “Democratic-Ecological Society” e definendo Nietzsche come profeta. Durante la sua prigionia ha scritto libri e articoli sulla storia della Mesopotamia pre-capitalista e sulle religioni abramitiche. In quanto leader del PKK, Ocalan riascia dichiarazioni attraverso il suo legale, Ibrahim Bilmez.