Come gli Attentati di Parigi Cambieranno la Politica Francese

132 morti, più di 350 feriti e una delle città più amate del mondo dilaniata una seconda volta, a neanche un anno di distanza dalla strage nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo.

Parigi è chiamata a rialzarsi di nuovo, con la consapevolezza di non poter più essere uguale a prima.

Quel che è successo nella notte di venerdì scorso non è però, purtroppo, una novità: nel corso degli ultimi vent’anni, diverse potenze occidentali hanno subito attentati terroristici di vario genere, che hanno contribuito a cambiare la percezione degli elettori nei confronti dei loro leader politici. La storia di Spagna e Stati Uniti lo dimostra chiaramente.

L’11 marzo iberico e il passaggio di consegne, da Aznar a Zapatero

L’11 Marzo 2004 la Spagna ha vissuto momenti di autentico terrore quando l’esplosione di dieci zaini contenenti esplosivo in 4 diversi treni, ha portato alla morte di 191 persone. Solamente tre giorni dopo, il 14 Marzo, erano in programma le elezioni generali che vedevano il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), guidato da José Luis Zapatero contrapposto al Partito Popolare al cui vertice si trovava il Primo Ministro uscente, José Maria Aznar.

La catastrofe verificatasi nella mattina dell’11 Marzo portò ad un duro scontro tra centrosinistra e centrodestra su chi fosse il reale responsabile della strage: Aznar era assolutamente convinto che la responsabilità fosse dell’ETA, il noto gruppo armato che lotta per la separazione dei Paesi Baschi dalla Spagna, arrivando a telefonare personalmente nelle redazioni dei principali quotidiani spagnoli per convincere i direttori a battere quella pista. Ad emergere fu però una realtà diversa, che risultò fatale per il centrodestra spagnolo: la rivendicazione da parte di Al-Qaeda dell’attentato cambiò tutto lo scenario: Aznar, che era favorito nei sondaggi pre-elettorali, pagò il conto salato di una politica estera discutibile e dell’appoggio alla guerra in Iraq portata avanti dal Bush nel 2003. L’attentato di Madrid fu percepito dall’opinione pubblica come un drammatico effetto collaterale di tali scelte e ad imporsi alle elezioni fu Zapatero, che divenne il secondo Presidente del Governo socialista della Spagna post-franchista, a otto anni di distanza da Felipe Gonzalez.

 

George W.Bush: Afghanistan e Iraq, il consenso ed il declino 

Quando si parla di attentati terroristici, inevitabilmente, la mente vola all’11 Settembre 2001. Il crollo delle Twin Towers a New York ha cambiato per sempre in generale la storia del mondo intero e più in particolare quella di un Occidente che si è scoperto più vulnerabile di quel che credeva. Ciò che è seguito a quella tragedia ha segnato irrimediabilmente anche la carriera politica del Presidente degli Stati Uniti di quel periodo, il repubblicano George W. Bush.

Se, in un paese tanto scosso quanto desideroso di una risposta forte, la scelta di intraprendere una guerra in Afghanistan neanche un mese dopo l’11 Settembre ha trovato vasti consensi nell’opinione pubblica portando il gradimento del figlio d’arte a livelli mai più raggiunti né prima né dopo, la successiva guerra in Iraq del 2003 non trovò lo stesso determinato appoggio da parte della popolazione americana. La successiva evoluzione del conflitto, i suoi costi esorbitanti e la perdita di tanti uomini che non ha portato ad alcun raggiungimento di un obiettivo tangibile hanno rappresentato l’inizio del declino di Bush e probabilmente anche un viatico per la vittoria alle elezioni del 2008 dei democratici guidati da Barack Obama.

Le prospettive politiche per Parigi

La corsa per l’Eliseo in Francia durerà fino al 2017, termine nel quale sono fissate le prossime elezioni presidenziali. Inevitabilmente, le violenze subite da Parigi in questo tragico 2015 non potranno non avere un peso. La reazione alla nottata di follia del 13 Novembre è stata quella di un paese forte, degno e unito anche nel momento più difficile, senza alcuna distinzione fra fazioni politiche nel momento del dolore. In questo senso va sottolineato il silenzio durato più di un giorno di Marine Le Pen, Presidente del partito di estrema destra Front National che, a differenza di qualche leader politico di casa nostra, ha preferito non trarre vantaggio dalla tragedia che si è appena consumata per accrescere la forza propria e di idee che mai come in questo momento risultano popolari e condivise da una nazione spaventata e lacerata.

Discorso inverso invece per il Presidente della Repubblica in carica, François Hollande: in tutti i paesi il tema della sicurezza, data la complessità dello scacchiere internazionale politico contemporaneo, ha una rilevanza notevole. Ciò che ha subito la Francia per due volte nel giro di undici mesi, rappresenta un pessimo biglietto da visita e renderà ardua una conferma al potere della sinistra transalpina nella prossima chiamata alle urne.