In un momento storico in cui la crisi non sembra un’eccezione e gli scandali sulle banche si susseguono, siamo sempre più tentati di mettere il gruzzolo, che a fatica abbiamo conquistato, sotto il materasso o in un vecchio salvadanaio di ceramica. Tuttavia, esistono alcune accortezze che potrebbero consentirci di prevedere quale possa essere la banca più solida, a cui destinare i nostri risparmi, dormendo notti tranquille.
Per fornire un quadro generale entro cui poter decidere in modo oculato, noi di Smartweek riproponiamo i tre fattori individuati – per valutare una crisi bancaria – da Alessandro Pedone, Responsabile per la tutela del risparmio presso Aduc, associazione no-profit per i diritti degli utenti e consumatori.
1) Eccesso di sofferenze bancarie: in questo caso la quantità di crediti deteriorati è ingente, e ciò significa che la banca ha concesso prestiti e finanziamenti per cui la riscossione è incerta ed insoluta. Per poter capire se questo crediti sono un fattore di rischio occorre considerare alcuni parametri, ossia gli indici relativi alla patrimonializzazione: Cet1, Tier 1, Total capital ratio.
Per semplificare prendiamo in esame il primo: il Common Equity Tier 1ratio indica il rapporto esistente tra il capitale versato alla banca e le attività svolte ponderate in base al rischio e in una situazione di salute bancaria deve essere superiore al 10%.