E’ il 15 marzo. In quel di Milano è una domenica uggiosa, poco smog nell’aria e la città sembra ancora dormiente. La brina poggia sui parabrezza delle auto ma il rumore delle rotaie dei tram stride sull’asfalto ruvido e arrotato. Nel frattempo però un giovane artista, non ancora venticinquenne, è pronto a debuttare per LaVerdi, fondazione dell’orchestra sinfonica di Milano, che quest’oggi lo porterà ad essere protagonista assoluto in un luogo sacro e immortale, che conserva echi e note vibranti dei più illustri musicisti della musica classica mondiale. Siamo all’Auditorium di Milano, angolo di Corso San Gottardo, e il pesarese Eugenio Della Chiara, scommessa e consapevolezza, incanta bambini e adulti, con il suono semplice, dolce e a volte pizzicante della sua chitarra che destreggia come estensione di sé. In molte sonate delicatezza e armonia soave si espandono fino a omaggiare i grandi che lo hanno portato a incrementare questa passione; Rossini, bis e applausi a malapena controllati da un pubblico incredulo e ammaliato dalla straordinaria bravura e tormentata passione – rivela – con cui, attraverso sospiri, sguardi e melodie racconta e trasmette emozioni.
Di strada ne ha fatta eccome da quando tra le mura in un conservatorio iniziava a cucire i primi pezzi di un puzzle che oggi sono il disegno di un meraviglioso presente, nella sua città natale Pesaro, la stessa che gli ha insegnato ad apprezzare e a guardare l’imprenditoria musicale, non così lontana dall’imprenditoria familiare a cui ha rinunciato dopo il percorso da liceale, quando ha deciso che la sua vita doveva traslocare al nord dello stivale, nella stessa Milano che lo ha visto, trasformarsi – in un lasso di cinque anni – da musicista in artista, con una laurea tra le mani e ancora tanta voglia di apprendere. Probabilmente Heinrich Heine aveva ragione, “dove finiscono le parole, inizia la musica”; in questo caso però le parole di Eugenio cariche di emozioni e carisma, conversano strascichi di quella che è la sua storia: un viaggio tra sapori, suggestioni, rischi e vittorie. Senza mai dimenticare i sacrifici tra un esame di greco, le file in segreteria e un primo cd da pubblicare. “Faccio le cose per me stesso e non per gli altri”. Eppure ogni volta che prende in mano la sua amata compagna di vita, la chitarra, regala al pubblico più di quanto possa immaginare.