Anche se negli ultimi anni vi sono stati dei miglioramenti da questo punto di vista e uomini e donne, sulla carta, godono degli stessi diritti, dal punto di vista pratico ci sono ancora delle rilevanti differenze in ambito lavorativo.
Si parla infatti di “gender pay gap” quando ci si riferisce alla differenza di retribuzioni che si riscontra tra uomini e donne. Si tratta, infatti, di una delle tematiche più dibattute ma purtroppo non l’unica sfida che le donne stanno attualmente affrontando.
Infatti, si parla molto di “gender pay gap” riferendosi a donne dipendenti di aziende o organizzazioni pubbliche e private, ma si parla ancora troppo poco delle sfide e delle difficoltà a cui vanno incontro le donne imprenditrici che scelgono di fondare, gestire e mandare avanti il proprio business.
In Italia, così come nel resto dei Paesi occidentali, solo un’attività imprenditoriale su 5 è guidata da una donna. È chiaro, dunque, che ancora oggi gli uomini dominano il mondo dell’imprenditoria.
Dati non incoraggianti, ma non è tutto: farsi strada in questo mondo per le donne è molto più difficile, dato che ogni giorno vanno incontro a discriminazioni di genere, pregiudizi, stigma sociale, pregiudizi legati all’età o alla provenienza.
Innanzitutto, per avviare un’impresa è necessario accedere a fondi e ricevere supporto finanziario, soprattutto se si tratta di un progetto di dimensioni rilevanti. Tuttavia, i dati riportano che solo il 25% delle imprenditrici è riuscita a trovare degli investitori disposti a supportare la propria attività e l’8% di loro riceve soltanto un supporto parziale. Guardando ai dati, esiste un enorme gap di 1.68 trilioni di dollari tra i finanziamenti concessi alle startup guidate da uomini e i finanziamenti concessi alle startup guidate da donne.
Spesso, infatti, il sessismo e i bias legati al genere giocano un ruolo molto significativo nell’influenzare le scelte di investimento dei venture capitalists.
Se una donna non riceve sufficienti finanziamenti esterni per il suo progetto imprenditoriale, sarà dunque costretta a fare affidamento solo sulle proprie forze e risorse, il che limita enormemente le possibilità di crescita e di successo e costituisce un enorme ostacolo già in partenza.
Uno studio di HBR dimostra che ancora oggi le donne si lasciano influenzare dalla paura di un possibile conflitto tra l’imprenditorialità e la famiglia, temendo che diventare un’imprenditrice possa togliere tempo alla famiglia e, allo stesso tempo, ledere la stabilità finanziaria di quest’ultima.
Lo studio di HBR dimostra inoltre che un altro fattore che diventa un ostacolo all’imprenditoria femminile è l’insicurezza: a causa dell’eccessiva pressione sociale e della minore propensione al rischio, molte donne tendono ancora oggi a scegliere un lavoro dipendente e a mettere da parte le proprie iniziative imprenditoriali.
Un altro grande ostacolo è la mancata accettazione della leadership femminile: quando una donna dimostra capacità di leadership viene infatti percepita come prepotente o arrogante, poiché ancora oggi la società si aspetta che le donne rientrino in determinati comportamenti e modelli stereotipati: obbedienti, educate, gentili, aggraziate. Qualsiasi comportamento che devia da tale modello non viene pienamente accettato e purtroppo una donna con grandi capacità di leadership si trova ad essere sminuita in numerosi contesti sociali.
Come tutti sappiamo, uno dei fattori determinanti per il successo imprenditoriale è il networking. Tuttavia, a causa dei fattori precedentemente elencati, le occasioni di networking e le reti di impresa delle donne sono spesso più piccole rispetto a quelle degli uomini.
A questo punto, viene naturale domandarsi: “Cosa sta facendo la società per incoraggiare l’imprenditoria femminile?”
La Camera dei Deputati ha recentemente approvato dei potenziamenti al supporto che viene fornito alle imprese al femminile, sia in termini di sostegno economico diretto sia in termini di sensibilizzazione culturale al tema, ed è stato istituito il Comitato Impresa Donna, tra i cui compiti rientra il formulare raccomandazioni in tema di presenza femminile nell’impresa e nell’economia.
Nonostante ciò, vi sono ancora dei punti fondamentali che dovrebbero rientrare nelle agende dei governi di tutti i Paesi:
- Educazione finanziaria: il background di chi decide di avviare il proprio business non è necessariamente economico o scientifico, dunque è fondamentale potenziare le competenze finanziarie come primo strumento di empowerment. La formazione continua è infatti fondamentale per poter fornire alle imprenditrici basi solide e sicurezza nelle proprie skills;
- Incentivi: dare degli incentivi ad individui e organizzazioni che investono in aziende fondate e gestite da donne;
- Fornire maggiore aiuto e supporto nel poter accedere a fondi di finanziamento e garantire prestiti ad-hoc ;
- Supportare l’integrazione di Diversity & Inclusion all’interno delle strategie di business e rendere la Diversity una priorità per ogni organizzazione;
- Promuovere e far conoscere storie di donne imprenditrici di successo;
- Incoraggiare la presenza di donne nelle facoltà STEM.
È dunque fondamentale continuare a supportare l’imprenditoria femminile e rafforzare le misure in corso di implementazione per ridurre il gender gap a livello globale.
Laura Ieni