Questa mappa, creata dall’utente di Reddit Taillesskangaru usando 270 to Win, mostra come sarebbero potute andare le elezioni che hanno decretato la vittoria di Donald Trump, se l’astensione, rappresentata dal candidato “Did Not Vote” – “Non Ha Votato” – fosse contata come un voto vero e proprio.
Solamente in sei stati (e nella capitale Washington D.C.) il numero degli astenuti è stato minore di quello dei votanti per uno dei due candidati: Iowa e Wisconsin per Trump, mentre Maine, Massachusetts, Minnesota, New Hampshire e Washington D.C. per la Clinton.
In totale, solamente il 56,9% degli aventi diritto al voto ha esercitato tale diritto; il 26,27% dei votanti ha votato per i Democratici, mentre il 26,02% ha votato per i Repubblicani. Inoltre, i Repubblicani hanno perso 667.646 voti dall’era Romney, ma i Democratici hanno perso ben 5.075.873 voti da quando Barack Obama fu eletto nel 2012.
L’elezione del 2016 è stata la quinta elezione, nella storia americana, nella quale il candidato più votato non è riuscito, a causa del bizantino processo elettorale statunitense, ad aggiudicarsi la presidenza: come nelle elezioni del 1824, 1876, 1888, e 2000: le ultime di queste portarono al potere George W. Bush.
L’alto tasso di astensione è però solo una delle cause della sconfitta di Hillary Clinton: la sua vicinanza all’establishment e a Wall Street, in un anno contraddistinto dal populismo – populismo di destra quello di Trump, populismo di sinistra quello di Bernie Sanders – così come la sua immagine di politica fredda e grigia, così diversa da quella del marito Bill, potrebbero non averla fatta apparire una scelta appetibile, come fu Obama e come avrebbe potuto esserlo Sanders, entrambi trascinatori di folle.
Inoltre, in molti la accusano di aver sottovalutato il suo rivale, considerato ineleggibile anche da una grossa fetta dei media: ma la sua strategia, quella di puntare al centro ignorando gli estremi, non ha funzionato in un clima di sempre crescente polarizzazione e radicalizzazione dell’elettorato.