Emergenza sanitaria e taglio alle pensioni del domani

La diffusione del Covid-19 in Italia ha causato importanti ripercussioni sull’economia nazionale, anche in ragione del periodo di lockdown imposto alla popolazione e a gran parte delle attività produttive nei mesi scorsi.

Tuttavia, contrariamente a quanto possa pensarsi, il mondo dei nuovi pensionati non sarà di certo risparmiato da questa ondata negativa: complice il crollo vertiginoso del Prodotto Interno Lordo (o “Pil”).

Difatti, secondo quanto emergente dagli ultimi aggiornamenti in materia di finanza pubblica, il valore del Pil potrà variare dal -8% stimato dall’ultimo documento di Economia e Finanza al -9,5% previsto, invece, dalla Commissione Europea per i prossimi tempi.

Alla luce di questi dati statistici, l’eventuale ribasso del Pil di otto punti percentuali potrebbe comportare un taglio dei trattamenti pensionistici sino al 3%.

In particolar modo, in base alle riforme in ambito previdenziale in Italia il sistema contributivo, stabilisce che quanto versato dal singolo contribuente debba essere rivalutato in base ad un tasso di capitalizzazione, a sua volta calcolato in relazione all’andamento medio del Pil nei cinque anni antecedenti all’erogazione del trattamento.

Di conseguenza, coloro che andranno in pensione nel 2022 subiranno gli effetti negativi di quanto si è verificato quest’anno e percepiranno, quindi, un assegno pensionistico rivalutato alla luce del valore decisamente negativo del Pil.

Pensionati di “oggi” e accesso al credito

Nulla osta che anche coloro che già percepiscono la pensione possano aver indirettamente patito le conseguenze dannose dell’emergenza Covid-19 sul piano economico-patrimoniale.

Basti ad esempio pensare a chiunque integrasse il proprio assegno (magari di minimo importo) facendo affidamento sul percepimento di un canone locativo mensile, relativamente ad un immobile di proprietà, che il conduttore abbia oggi difficoltà a versare a causa della perdita dell’occupazione.

Con la riforma del 2005 il legislatore ha inteso estendere alla categoria dei pensionati l’accesso ad una peculiare forma di prestito, quale la cessione del quinto.

In caso di difficoltà economica, infatti, il pensionato può rivolgersi ad un istituto di credito per richiedere il finanziamento della somma utile tramite cessione del quinto: in tal caso, la restituzione del capitale avviene mediante la trattenuta da parte dell’ente previdenziale di un importo sino al 20% di quanto percepito mensilmente dal pensionato (cosiddetta “quota cedibile”).

A tal proposito, se la banca è convenzionata con l’Inps non occorre presentare il certificato di quota cedibile, che verrà acquisito tramite un meccanismo di scambio documentale interno agli enti interessati; diversamente, sarà necessario recarsi presso l’Ufficio Territoriale più vicino per chiederne il rilascio cartaceo.

Restano comunque escluse alcune erogazioni previdenziali, come le pensioni sociali e di invalidità civile, gli assegni di inabilità e quelli di sostegno al nucleo familiare, unitamente a qualsivoglia altra misura di supporto economico, come i Vocred, i Voeso e i Vocoop (per ulteriori approfondimenti sulla cessione del quinto della pensione: http://www.calcoloprestito.org/guida/cessione-quinto-pensionati).

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