FOIA: Benvenuti nel Palazzo di Vetro

Come ogni anno, da almeno duemila anni a questa parte, concluso il bilancio dei progetti passati e ristorati dal veglione di Capodanno, si ricomincia pieni di energia e buoni propositi.

Il 2016 è stato da tutti indicato come un anno che ha “lasciato il segno”, nel bene o nel male. Il problema è che ad oggi 99 opinionisti su 100 ne ricordano solo gli aspetti negativi: turbolenti cambiamenti politici, attacchi terroristici e crescita della disuguaglianza sociale.

Per chi, però, è appassionato di politiche pubbliche, (almeno) una buona notizia c’è. Il 2016 è stato l’anno in cui l’Italia ha introdotto il Freedom of Information Act (c.d. FOIA), ovvero il diritto per tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, di accedere ai dati e ai documenti degli Enti Pubblici, economici e non, ovvero Enti territoriali, Scuole e Università, Enti del SSN, Autorità e Società a partecipazione pubblica. L’introduzione di questo nuovo diritto è avvenuta con l’adozione del D. Lgs. 97/2016, in attuazione della L. 124/2015, la cosiddetta legge delega per la Riforma della Pubblica Amministrazione.

Con l’approvazione di questo decreto si sono superati i limiti delle norme che sino ad oggi hanno regolato l’accesso agli atti degli Enti Pubblici, ovvero la L. 241/1990, che limitava l’accesso solo ai detentori di un interesse personale, concreto, diretto e giuridicamente rilevante in relazione ai documenti richiesti, e il D. Lgs. 33/2013, che sebbene ampliasse gli obblighi di trasparenza e pubblicazione degli atti, è stato interpretato dalle amministrazioni in maniera soggettiva e disomogenea, rendendo i dati poco fruibili per gli utenti. Per fini di ricerca, infatti, ho avuto l’onere e onore di consultare la sezione “Amministrazione trasparente” dei comuni con più di 20.000 abitanti: il dato più eclatante emerso consiste nella differente qualità delle informazioni pubblicate all’interno delle relative sezioni (es. Personale e Performance), non consentendo comparazioni tra i singoli Enti per diversi formati dei dati o tempistiche di pubblicazione. In risposta a questa disomogeneità e “opacità” – che pare un ossimoro considerato l’argomento in oggetto – interviene il FOIA, la cui attuazione ha il fine di definire standard e livelli di servizio che tutte le pubbliche amministrazioni italiane sono tenute ad osservare.

Per consentire agli Enti di prepararsi alle richieste di accesso dei cittadini, sia in termini di procedure che di documentazione, il Governo ha concesso una proroga di sei mesi all’attuazione del diritto previsto dal D. Lgs. 97/2016, scaduta il 23 dicembre 2016. Considerando che il primo FOIA è stato approvato in Europa nel 1766, dal governo svedese, forse siamo arrivati un po’ in ritardo, ma l’importante è aver raggiunto anche noi il traguardo, o meglio il primo giro di boa.

Occorre infatti esser cauti nel definire l’adozione del FOIA quale punto di arrivo, poiché il vero successo si misurerà nei prossimi mesi, se non si verificheranno più casi di silenzio diniego, ritardi di risposta o documentazioni incomplete e tutte le parti coinvolte rispetteranno le procedurepreviste per la richiesta degli atti. Conditio sine qua non per il successo dell’iniziativa è quindi un profondo mutamento culturale e amministrativo della PA italiana, frutto di un progetto di più ampio respiro: è importante ricordare che l’adozione del FOIA è solo una delle numerose iniziative che l’Italia, quale membro dell’Open Government Partnership (OGP), sta portando avanti con il Piano d’Azione per il triennio 2016-2018.

Ora più che mai il commitment politico da parte di coloro che si sono scontrati con una cultura non abituata a rendicontare le proprie azioni e la collaborazione di tutti gli attori in gioco, pubblici e privati, sono necessari perché il policy cycle si concluda. Non solo legiferazione, ma anche attuazione e valutazione.

Per tornare dunque al nostro bilancio di fine anno, il 2016 per la trasparenza si conclude positivamente e pone per le basi per uno sfidante 2017. L’anno è incominciato, si aprano le danze!

 

Silvia Profeti – Silvia è una delle fondatrici di nextPA. Laureata nel corso di laurea di Economia delle Amministrazioni Pubbliche e Istituzioni Internazionali, ha ricoperto la carica di segretario generale fino al 2015 ed è ora consulente presso PricewaterhouseCoopers.

nextPA

L’associazione nextPA è composta da giovani e studenti che dimostrano il loro interesse verso i temi legati alla Pubblica Amministrazione e a ciò che ci orbita intorno.

Sono giovani che dedicano parte del loro tempo ad un’organizzazione nata per la condivisione di idee e lo sviluppo di competenze personali. Sono diplomati, laureandi, neolaureati o professionisti desiderosi di migliorare quelle “soft skills” che tanto sono richieste dal mondo del lavoro. Sono persone che decidono di associarsi in un’unico attore che orienta i propri dibattiti e le proprie discussioni sui temi più diversi. Sono cittadini desiderosi di portare il cambiamento all’interno della Pubblica Amministrazione, portando un punto di vista nuovo ed esterno, una visione sistemica che va al di là di chi vive la Pubblica Amministrazione dal suo interno.

Nata nel tardo 2013, nextPA raccoglie più di 80 giovani sensibili ai temi che ruotano intorno alla Pubblica Amministrazione, e che sono fortemente motivati verso l’innovazione e lo sviluppo sostenibile delle tematiche a sfondo pubblico.

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