“California here we come” cantavano i Phantom Planet e come ogni buon ventenne di oggi sa, queste parole riportano alla sigla di uno dei telefilm più amati dei primi anni 2000: The OC. Sarà che il fascino della casetta in piscina – “affidata” a un povero 17enne – più grande di qualsiasi appartamento della classe media italiana, l’idea del ragazzo disastrato e nato in condizioni catastrofiche che “BANG” da un giorno all’altro diventa il figlio adottivo della famiglia più ricca di Newport Beach, sarà che tutte avremmo voluto essere un po’ Summer e un po’ Marissa, ed ancora le feste, i falò sulla spiaggia, gli intrighi, un patrigno pronto a metterti in una casa di cure, una madre fuori dal comune che se la fa con l’ex fidanzato della figlia ed ancora il pontile, il ballo di fine anno, la festa del diploma e la scelta del college.
Ed è proprio quest’ultima una delle tappe più significative che il regista Josh Schwartz decide di curare nei dettagli all’interno della quarta stagione, dove mostra volutamente una lunga maturazione dei singoli personaggi e una dettagliata digressione sulla scelta dei college, tra ansie e incertezze, e un’attesissima e quasi spasmodica speranza in una risposta positiva.
E’ per questo che inconsciamente forse ogni ragazzo si porta dentro quel briciolo di desiderio, curiosità, andare a vedere come funziona dall’altra parte dell’emisfero, sperando di confermare una realtà funzionale che ha forgiato le sue aspettative odierne. E se vi dicessi che la possibilità di salire sul primo aereo e volare nella patria della vostra adolescenza (o in qualsiasi altra nazione) non è pura utopia?
Tutto questo grazie alla Summer School dell’Università Cattolica di Milano che, così come ci ha raccontato una studentessa di Linguaggi dei media Ilaria Polimeni, le ha permesso di realizzare un suo grande desiderio. Com’è possibile? Basta ottenere buoni risultati e tirar fuori dal cassetto sogni, magliette e jeans. Ed approdare, niente meno che alla Berkeley University, eccellenza a livello mondiale. Cari ragazzi, alla faccia delle repliche su italia1, noi possiamo vivere l’originale!
– Ciao Ilaria, perché hai deciso di volare in California?
“Ho scelto la California, in particolare Berkeley principalmente per la fama dell’università, classificata come quarta al mondo. Inoltre ho sempre sognato di vivere un’esperienza americana e lì ho avuto modo di viverla al 100%. Poi sono sincera: la California è la California!”
– Raccontaci le possibilità che offre la Summer School dell’Università Cattolica
“Offre in primis un’opportunità accademica unica e irripetibile, anche economicamente. Le università americane, infatti, sono molto costose, ma la Cattolica con questo programma lo rende possibile. In più frequenza, alloggio e mensa è tutto pagato. Per non parlare poi dell’opportunità di conoscere gente che proviene da tutto il mondo e viverci insieme per un lungo periodo. L’interazione in lingua è fondamentale.”
– Quali le diversità e (se ci sono) le affinità tra il sistema accademico americano e quello italiano?
“Sono due sistemi totalmente differenti. A partire dall’insegnamento: i docenti americani si pongono in modo diverso, e non solo incoraggiano ma pretendono l’interazione e la discussione in classe. E’ meno gerarchica perché le lezioni sono quasi dei dibattiti in cui tutti si scambiano pareri. Inoltre il voto finale non è dato dal solo esame: è costruito in percentuali, dalla partecipazione, dalle presentazioni in classe, dai lavori e dall’esame di metà corso e finale. Quindi totalmente diverso dall’Italia.”
– Dopo un mese alla Berkeley University le tue aspettative per il futuro sono mutate?
“Sicuramente ho una consapevolezza maggiore di quello che è il contesto universitario americano. Ma anche di come è la vita lì. Per il futuro non si può mai sapere… sarei molto contenta di tornare in America per studi futuri, ma perché no, anche per lavorare.”