Il Business dell’Erasmus: Italia in Crisi. Il Futuro? In Portogallo

Erasmus

Sono passati ormai 29 anni da quel 1987, da quando cioè 3244 studenti, provenienti da 11 Paesi europei diversi, decisero di completare per la prima volta il proprio percorso di studi in un’altra nazione. Da allora tanto è cambiato, tanto si può ancora fare (l’UE mira a coinvolgere almeno il 20% degli studenti universitari entro il 2020 attraverso una politica di sostegno a chi decide di abbandonare casa per andare a migliorarsi fuori dai confini) e l’Italia ha ancora tanto da perdere.

Perdere, sì. Non per la solita manfrina dei cervelli in fuga (sfatiamo il mito che a partire siano sempre i migliori e a restare i peggiori), ma per una mera questione economica. Secondo alcuni dati pubblicati recentemente da Il Corriere della Sera, il business dell’Erasmus si aggirerebbe attorno ai 1,5 miliardi di euro. Un giro di affari che vede coinvolti circa 3,3 milioni di studenti e un investimento complessivo di circa 3,2 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione Europea.

erasmus

Un bel business per i Paesi le cui università hanno deciso di aprire le porte a studenti provenienti da ogni dove. Un business, però, di cui l’Italia non riesce a beneficiare.

Le meraviglie culturali che il nostro Paese offre in ogni città, il calore dei nostri modi, la bellezza dei nostri panorami non bastano più. Secondo una classifica recentemente stilata (e riportata sempre da Il Corriere della Sera), l’Italia sarebbe al quinto posto (20.204 arrivi, circa il 7,4% del totale) tra le mete più gettonate per chi decide di inviare la propria domanda per il programma Erasmus. A precederla ci sono, in ordine, la Spagna (39.277 arrivi, 14,4%), la Germania (30.964, 11,3%), la Francia (29.621, 10,8%) e il Regno Unito (27.401).

Ma perché l’Italia viene snobbata a tal punto? Secondo gli esperti le cause sarebbero da cercare in tre fattori: lingua, costo della vita e prospettive lavorative.

“L’Italia – afferma il rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone – ha il limite della lingua di studio. Da quando abbiamo incrementato i corsi in inglese, gli studenti internazionali sono raddoppiati”. Oggi sono circa 1600 le lauree ottenute a seguito di Erasmus o scambi. Il doppio delle 795 ottenute dieci anni fa.

A incidere è anche il costo della vita. Motivazione che spiega la presenza della Spagna in testa alle mete più desiderate e che offre uno spunto di riflessione sul secondo posto tedesco. In Germania, infatti, le università offrono allo studente un sistema di residenze strutturato che in Italia non esiste. Il costo dell’affitto, dell’abbonamento ai trasporti, dei pasti e di una banale (ma quanto mai necessaria) connessione a internet rendono città come Milano inaccessibile ai più.

“Milano è con Roma e Firenze la meta italiana più richiesta, anche se adesso molti preferiscono città più piccole come Macerata”, dice Carlo Bitetto, organizzatore dei giochi sportivi dell’Erasmus Student network. Il risparmio, insomma, vince su tutto.

A peggiorare il quadro della situazione è anche la precarietà lavorativa. La qualità della vita e le opportunità di occupazione sono molto scarse per chi arriva da Paesi con maggiori prospettive. “Le nostre università sono di buon livello, ma bisogna lavorare sull’accoglienza e facilitare i giovani – ha affermato Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda – In Catalogna le start up avviate sono circa 3000. In Lombardia solo 1500”.

lisbona

Dove andare allora?
I dati parlano chiaro. Il futuro sembra spostarsi sempre più a Occidente. Stati Uniti? No, Portogallo. L’economicità delle città (Lisbona in fatto di affitto, pasti e servizi è imbattibile) e il programma di investimenti volto a incentivare la nascita di startup ha reso il paese iberico molto attraente agli occhi degli studenti europei.

Federico Ciapparoni

Classe 1990. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sull’utilizzo del colore nella propaganda politica. Finiti gli studi ha iniziato a collaborare con diverse testate giornalistiche nazionali e internazionali. Dal 2012 lavora a Sky Sport, occupandosi di interattività degli eventi sportivi. Freelance dal 2015, è fondatore di The Twig Magazine e di Freeporter.it. Oggi si occupa di tutto ciò che è comunicazione, creando contenuti e contenitori.

Federico è su Twitter come @fedeciappa. Contattalo a federico.ciapparoni@smartweek.it

 

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