Il Mercato di Armamenti in Medioriente: É boom di Importazioni

Il Medio Oriente ribolle di tensioni e la “Primavera araba” ha scoperchiato un pentolone ricco di conflitti sopiti, tenuti a freno da sanguinari dittatori. Dallo Yemen, alla Siria e dalla Libia al Pakistan le potenziali minacce sono praticamente infinite e i fronti caldi si moltiplicano con spaventosa continuità.

Potrà sembrare un’affermazione banale – quella che le guerre si combattono con le armi – ma i dati confermano che in Medio Oriente vi sono cinque tra i dieci maggiori paesi importatori di armi. Senza cadere nella retorica materialista possiamo tranquillamente affermare che l’industria della difesa mondiale raggiunge cifre altissime. La rivista di analisi britannica IHS Jane’s afferma che nel 2014 l’Arabia Saudita ha scavalcato l’India nella classifica dei maggiori compratori di armamenti al mondo. Con una crescita del 54% rispetto all’anno precedente sono stati spesi circa 6,5 miliardi di dollari per rinforzare le “scorte” di armi. Le prospettive del report spiegano che la somma è destinata a salite stimando un costo di 9,8 miliardi di dollari nel 2015.

Il mercato mediorientale è dunque in espansione e l’Arabia Saudita incide occupando la settima parte dell’intera spesa mondiale, mentre in tutta la regione sono 110 i miliardi di dollari probabilmente utilizzati nei prossimi dieci anni.

Armi

Parallelamente gli Emirati Arabi Uniti importano armi per 2,1 miliardi e l’aggregato tra i due paesi è mastodontico. Chi vende le armi principalmente? L’economia a stelle e strisce si è guadagnata nel tempo la fornitura verso questi paesi con 8,4 miliardi di introiti avuti nel 2014. Seguono, staccati di svariati miliardi, Regno Unito (1,9 miliardi), Federazione Russa (1,5 miliardi), Francia (1,3 miliardi) e Germania (1 miliardo).

Le cifre globali vedono la Russia piazzarsi al secondo posto anche le recenti sanzioni – unite al calo del prezzo del petrolio – hanno creato un trend decrescente, rispetto all’andamento globale. Il tutto acuito dalle maggiore autonomia cinese e da tentennamenti del Venezuela e dell’Iran. Paese emergente, in tale fetta di mercato, è la Corea del Sud con stime che parlano di almeno 35 miliardi di dollari investiti nel prossimo decennio.

Infine è necessaria una precisazione: i dati forniti da Jane’s non tengono conto delle armi leggere e del flusso monetario riversato nei servizi d’intelligence. La produzione industriale invece è rilevata in toto per quanto riguarda i costi da collegare a ricerca e sviluppo, logistica e servizi.