Mentre Monti e Tremonti litigavano dall’amico Mentana e Vespa e Brunetta discutevano animatamente a Porta a Porta (sulle note di una cover band dei Beatles non particolarmente apprezzata dagli spettatori, Twitter docet), gli inglesi decidevano sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea. Fino all’ultimo gli exit poll si sono divertiti a dare risultati sbagliati, arrivando addirittura a prevedere un 54% a favore del Remain. Forse l’IELTS di chi ha riportato le notizie in Italia era scaduto e hanno tradotto male dall’inglese. Fatto sta che neanche stavolta c’hanno preso e Brexit fu.
In questo scenario, un suono impazza su tutti: le cornamuse scozzesi che chiedono l’indipendenza dalla regina e dai suoi abiti color pastello.
Settembre 2014: “Ancora insieme andiamo avanti”. Con queste parole la regina Elisabetta II commentava la decisione della Scozia di rimanere nella “Great” Britain.
Il quesito era chiaro e semplice: “Should Scotland be an independent country?” (La Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente?). Altrettanto chiara la risposta: con oltre il 54% di no e un’affluenza alle urne da record, gli scozzesi hanno infranto il sogno indipendentista di Alex Salmond – allora alla guida del Paese.
Giugno 2016: dopo la vittoria del Leave al referendum Brexit (di cui non riportiamo i dati, ormai scritti anche sui muri delle principali città europee), quegli stessi scozzesi pensano a come tagliare il cordone ombelicale che li lega alla Gran Bretagna. E mentre a molti fa sorridere il viaggio nella europeista Scozia di Donald Trump – che ha definito la Brexit “una grande cosa”, mentre inaugurava i suoi lussuosissimi campi da golf (presso cui andranno a giocare, a questo punto, solo il Principe Carlo e il piccolo George) – la Premier scozzese Nicola Sturgeon ha affermato: “La Scozia ha dato un voto forte e inequivocabile per rimanere nell’UE. […] il voto qui rende chiaro che il popolo della Scozia vede il proprio futuro come parte dell’Unione Europea”. La Sturgeon ha anche aggiunto che la possibilità di un “nuovo referendum sull’indipendenza della Scozia è sul tavolo. L’establishment di Westminster deve far un esame di coscienza. Farò tutto il possibile perché la Scozia resti nell’Unione Europea e nel mercato unico”.
Insomma, il Regno tutto sembra fuorché Unito: oltre all’Inghilterra, anche il Galles ha votato per l’indipendenza; all’opposto, insieme alla Scozia si sono schierate Irlanda del Nord e Gibilterra (sì ragazzi, quella Gibilterra talmente piccola che pure gli abitanti si chiamano “Gibilterrini”) hanno fatto di tutto per restare.
Quello che succederà è ancora difficile da prevedere. Intanto i prossimi due anni saranno decisivi per stipulare accordi tra l’uscente UK e l’UE. Sempre che non si materializzino le ipotesi di Frexit e Nexit, che porterebbero all’eventuale referendum francese e olandese sulla permanenza nell’Unione e che potrebbero sancire la distruzione del concetto moderno di continente europeo.