Il tacchino, lo struzzo e il cigno (nero)

Il mese di febbraio sembra distante anni luce, ma sono solo due mesi fa, quando mercato ed economia americana percorrevano con disinvoltura il ciclo economico più lungo di sempre (128 mesi), sorretti da bassi tassi di interesse, autorità compiacenti e dati economici eccezionali. In questo contesto, l’analisi ciclica dei mercati suggeriva una  possibile correzione entro il primo semestre dell’anno ma questa avrebbe rappresentato ancora un’occasione di acquisto, senza compromettere la continuazione della crescita.

Nel grafico l’indice S&P (verde) è sovrapposto alla durata del ciclo economico del NBER (bianca)

Si parlava di tutto ciò sempre con una condizione sospensiva, che oggi sembra un sinistro presagio: “…a meno che non si verifichi un evento esogeno al momento non identificabile..”

Per inquadrare quello che abbiamo passato, il termine più appropriato è quello identificato da Nassim Taleb, come “Sindrome del tacchino”. Il tacchino infatti passa le sue giornate ad essere sfamato dal contadino e non può far altro che vedere in lui un benefattore che si prende cura dei sui animali. Poi però a un certo punto arriva il giorno del ringraziamento….

Il nostro giorno del ringraziamento è arrivato, e non possiamo neanche farcene una colpa, perché come il tacchino non può sapere delle feste comandate, a noi non è dato sapere su un evento futuro non immaginabile. I mercati riescono a crearsi nel tempo una sorta di corazza da tutti gli eventi che li colpiscono, sicché un secondo evento della stessa natura non impatta in maniera così violenta come la prima volta. Eravamo preparati ad attentati, crisi bancarie, crisi del debito, guerre ma una pandemia davvero sfuggiva da qualsiasi logica nel XXI secolo. Neanche a dirlo, questo è nostro il cigno nero.

Durante i giorni più bui di metà marzo, il  livello di 2.450 punti dell’S&P, e cioè l’area  in cui si trovava il supporto da cui sono ripartiti i mercati nel 2018, rappresentava l’unico baluardo di breve e medio su cui poggiare lucidi ragionamenti. L’indice è andato anche sotto questo livello con un minimo settimanale in area 2.200 punti, ma la chiusura del mese di marzo è stata al di sopra dei 2.450. il movimento è stato talmente rapido e violento da quasi non risultare in un grafico trimestrale:

Se quel livello avesse retto, il possibile rimbalzo statistico e tecnico a cui avremmo potuto assitere, portava l’indice in un range compreso tra i 2.850 e i 3.000 punti. Era difficile da immaginare alla luce di quello che stavamo vivendo – dal minimo del 23 marzo avrebbe significato un +40%.

Solo 5 settimane dopo, questi livelli sono stati raggiunti, grazie ad un mese in cui l’S&P ha fatto registrare la miglior performance mensile degli ultimi 40 anni.

Ora, all’inizio di un nuovo mese, per capire cosa fare e cosa non fare, ricorro all’ultimo volatile della questione e cioè lo struzzo e alla sua sindrome che è molto intuitiva perché coincide esattamente alla peculiarità per cui è famoso l’animale. Lo struzzo che mette la testa sotto terra per non vedere il leone, perché preferisce pensare che se non lo vede allora non esiste. Ma il leone c’è.

In questo momento dobbiamo essere realisti ed affrontare la situazione per quella che è, cioè il preludio di un contesto recessivo straordinariamente ostile con Pil che crollano e disoccupazione in crescita. Sotto, il recente dato sulla fiducia dei consumatori che è stata il motore delle crescita di tutto il bull market :

La disoccupazione sta salendo rapidamente con i nuovi sussidi settimanali che crescono continuamente ed anche la leva finanziaria è scesa di oltre il 12% nell’ultima rilevazione.

insomma sembra che lo scenario prospettico sia pessimo ma il nostro indice guida è solo a poco meno del 10% dai suoi massimi. Qual è la logica? se c’è?

Certo, le straordinarie misure messe in campo dalle autorità (per una volta sincronizzate) hanno evitato il tracollo, ma siamo sicuri che gli effetti di questi interventi non siano già pienamente scontanti dal mercato e che nel corso delle prossime settimane si inizierà a fare i conti con la realtà nuda e cruda dei dati sopra esposti?

Ovviamente non possiamo saperlo ma ciò non ci esime comunque dal dover fare delle scelte, se non vogliamo fare gli struzzi. ( che è comunque una scelta, se fatta consapevolmente)

Uno degli strumenti che possiamo sfruttare, soprattutto in momenti come questo, è la curva di Sentiment dell’investitore che esprime il percorso psicologico del mercato e dei suoi partecipanti. Questo percorso passa attraverso diverse tappe, durante le quali prende atto una evoluzione parallela tra valutazioni, sentiment di investitori e strategie di investimento. Il percorso è sempre uguale, anche se può assumere caratteristiche e tempi differenti da ciclo a ciclo e da mercato a mercato.

Warren Buffet si è sempre vantato che tra i segreti del sua successo, ci sia la valutazione del sentiment e del suo timing: avere coraggio (comprare) quando gli altri hanno paura ed avere paura (vendere) quando gli altri hanno coraggio – in pratica si compra nella parte bassa della campana   e si vede nella parte alta, magari senza fretta (si può aspettare anche la compiacenza per non rischiare di perdersi niente dell’upside). Ovviamente non è semplice perché anche il sentiment ha il suo ciclo di breve, medio e lungo termine. Per fare un esempio in questo momento potremmo trovarci nella fasi di Ottimismo/Brivido per il breve periodo, ma ancora nella fase di Paura/Disperazione nel ciclo di medio termine. Le giunture di acquisto più sane si concretizzano quando le fasi sono allineate e per arrivare a questo serve solo una cosa: il tempo. il ciclo di breve deve esaurire la sua corsa e iniziare a scendere fino a raggiunge il ciclo di medio termine che è più lento. I surfisti hanno un modo dire: take your time, your wave comes.