Iraq, Parla l’Esperto: “In Siria si Rischia lo Scontro tra Nato e Russia”

Lo Stato Islamico, una minaccia che sembra non volersi arrestare. Ne avevamo parlato tempo fa attraverso un’intervista al reporter britannico, di origine palestinese, Medyan Dairieh, l’unico, fino a questo momento, ad aver raccontato dall’interno l’operato del gruppo jihadista che sta seminando terrore in tutto il mondo. Da allora molte cose sono cambiate. L’espansione del gruppo terroristico islamista e della sua scia di violenza, giunta fino alle porte dell’Europa con l’attentato dello scorso luglio a Sousse, in Tunisia, ha innescato una reazione militare da parte di alcune forze armate internazionali.

Inevitabile è stata la creazione di una coalizione militare (comprendente 22 paesi), volta ad attaccare in Medio Oriente le forze jihadiste del gruppo salafita. Un intervento che ha visto entrare in gioco anche l’Italia, che, però, fino a questo momento ha sempre avuto un ruolo di supporto. Anche sotto questo aspetto, però, qualcosa sta cambiando. “L’Italia sta valutando con gli altri partner della coalizione messa in piedi contro l’IS ulteriori ruoli dei Tornado in Iraq. Quando sarà il momento, il governo riferirà in parlamento” ha affermato nei giorni scorsi il ministro della Difesa Roberta Pinotti. La presa in esame di un ruolo attivo, dunque, che, come riferito dallo stesso ministro, sarebbe legato alle richieste della coalizione e alle necessità del governo iracheno.

Per capire meglio in quale direzione sta andando l’intervento italiano nella lotta allo Stato Islamico e, nel complesso, la situazione militare in Medio Oriente, abbiamo parlato con Andrea Cucco, direttore di Difesa Online, giornale online specializzato nel settore della Difesa e dell’industria militare.

Direttore, nonostante le parole di Renzi e del ministro Pinotti, è possibile che l’intervento italiano lentamente si sposti anche verso la Siria?

In questo momento il governo ha espresso una posizione che, pur schierandoci al fianco della coalizione, evidenzia cautela e lascia aperte molte possibilità nei confronti degli sviluppi della questione siriana.