Il problema che la Cina, cosi come tanti paesi al mondo, si è trovata ad affrontare negli ultimi anni è stato l’invecchiamento. Secondo quando rilevato dal team di economisti della National Australia Bank, infatti, la popolazione cinese in età lavorativa, ossia tra i 15 e i 64 anni, ha registrato una crescita costante dal 1990 al 2010 per poi invece decrescere sempre più.
Il governo cinese, inoltre, punta a raddoppiare il PIL e il reddito pro capite della Repubblica entro il 2020, senza però considerare il rallentamento della crescita demografica. Dall’introduzione della politica del figlio unico, entrata in vigore nel 1979, la percentuale di giovani nella popolazione è drasticamente diminuita. Percentuale che dovrebbe non solo costituire gran parte della forza lavoro ma anche supportare e badare agli abitanti più anziani dello Stato.
“Il calo del tasso di natalità dall’inizio del 1970 ad oggi ha spostato l’età media della popolazione cinese, con un numero di lavoratori in caduta e una richiesta di pensioni in crescita” ha dichiarato Gerard Berg, economista per l’istituto di credito australiano.
Questo potrebbe essere un problema per la Cina: come lo Stato riuscirà a mantenere alti i livelli di produzione e far crescere il PIL con la forza lavoro in diminuzione? Gli analisti della National Australia Bank vedono nei robot la giusta risposta al dilemma.“Fare investimenti su larga scala nel campo della robotica potrebbe essere la soluzione” dice Berg.
Lo Stato asiatico oggi vanta il più grande mercato dedicato all’automazione, con circa 68.000 unità vendute solo nel 2015. Ma, inaspettatamente, la Cina stessa è molto indietro rispetto ad altre potenze mondiali se a essere considerato è il numero di robot impiegati nelle catene di produzione: solo 49 unità per 10.000 dipendenti, cifra molto bassa se paragonata ai 300 robot che affiancano lo stesso numero di operai in colossi produttivi come la Corea, il Giappone e la Germania.
“Un così basso livello di densità è sintomo di una potenziale e notevole crescita che la Cina potrebbe registrare nei prossimi anni. Made in China 2025, il piano stabilito dal governo cinese, ha fissato come obiettivo da raggiungere la densità di 150 unità robotiche per 10.000 impiegati entro il 2020” ha aggiunto ancora Gerard Berg.
Ogni soluzione, però, nasconde possibili problemi cosi come l’evoluzione tecnologica potrebbe portare a dei profondi cambiamenti: “una produzione avanzata richiederà manodopera con qualifiche più alte, ponendo i più anziani e in genere i lavoratori meno istruiti a rischio disoccupazione”, ha concluso l’economista della National Australia Bank.