La prima donna al vertice del WTO: Ngozi Okonjo-Iweala

È il 15 febbraio 2021, quando ai vertici dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO) si verifica un importante cambiamento: Ngozi Okonjo-Iweala, 66 anni, nigeriana naturalizzata statunitense, sarà ufficialmente la nuova direttrice generale del WTO. E’ la prima volta che una donna viene scelta per tale ruolo, ed è la prima proveniente dal continente africano. Per questo David Walker, presidente del consiglio generale della WTO, ha parlato di un “momento storico”, ricordando che la nuova numero uno dell’organismo internazionale entrerà nell’esercizio delle sue funzioni il primo marzo.

Nelle sue prime parole da direttore generale in pectore, ha ribadito la necessità di garantire accesso universale ai vaccini e alle cure contro il Covid-19, impegnandosi a mettere l’organizzazione al servizio della ripresa dall’emergenza economica e sanitaria. Ha parlato anche di maggiore sostegno a e-commerce, sostenibilità ambientale e inclusione delle imprese femminili.

Tuttavia, il suo sarà un difficile compito, in quanto Okonjo-Iweala trova una WTO ridotta quasi all’irrilevanza a causa del sovranismo economico e della guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina. Lei stessa afferma che “sono necessarie profonde riforme”.

Ma chi è Ngozi Okonjo-Iweala? Madre di quattro figli, laurea ad Harvard, dottorato al MIT (Massachusetts Institute of Technology), negli Stati Uniti, Ngozi Okonjo-Iweala è un’economista di fama mondiale specializzata in economia dello sviluppo con 25 anni di esperienza alla Banca mondiale e sette anni come ministro delle Finanze in Nigeria, la più grande economia africana. Ha lavorato per liberare il suo paese da 30 miliardi di dollari di debito nei confronti del Club di Parigi (un gruppo informale che riunisce i 19 principali creditori dei Paesi poveri più indebitati), ha modernizzato i sistemi di gestione finanziaria introducendo la trasparenza e la pubblicazione dei conti pubblici, e ha usato la tecnologia per aiutare a bloccare le perdite di entrate e combattere la corruzione. Da anni presiede anche la Gavi, organizzazione internazionale che garantisce accesso e distribuzione dei vaccini nei paesi in via di sviluppo e grazie alla quale ogni anno vengono vaccinati milioni di bambini in tutto il mondo. Per quattro anni consecutivi, la rivista Forbes l’ha inserita tra le cento personalità più importanti al mondo, mentre nel 2014 il Times l’ha nominata tra i cento volti più influenti sul pianeta.

Tuttavia, l’ex ministra delle Finanze ha vissuto un’infanzia molto difficile; aveva sei anni quando la Nigeria divenne indipendente dalla Gran Bretagna (1960). Nata in un piccolo Paese nello stato del Delta, venne cresciuta dalla nonna insieme ai fratelli, quando i genitori, entrambi professori, studiavano in Europa; a nove anni aveva già imparato a cucinare, tagliare la legna e fare i lavori domestici. La brutale guerra civile con i separatisti del Biafra che dilaniò la Nigeria ridusse in povertà la sua famiglia e la costrinse a interrompere gli studi. “Mangiavo un pasto al giorno e i bambini morivano. Ho imparato a vivere in maniera molto frugale. Dico spesso che posso dormire altrettanto bene su un pavimento di fango o su un letto fatto su misura. Questo mi ha reso una persona che può andare avanti senza alcune cose nella vita, a causa di quello che abbiamo vissuto”, ha raccontato l’anno scorso a Forbes magazine.

La nomina di Ngozi si va ad aggiungere a una sempre più ampia schiera di donne a capo di istituzioni internazionali e ruoli di comando. Dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, che si complimenta con “la mia amica Ngozi Okonjo”, la cui “forte volontà e la determinazione la porteranno a promuovere il libero scambio a vantaggio delle popolazioni del pianeta intero”, a quella della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che parla di “momento storico” sottolineando di essere particolarmente soddisfatta “nel vedere una donna africana alla testa dell’organismo”. E ancora, la numero uno del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, o Janet Yellen, nuovo capo della FED.

Ma è lecito, dato che la vita di Okonjo-Iweala è piena di numeri e importanti primati, aspettarsi che l’economista nigeriana porti sul palcoscenico internazionale più di un messaggio di inclusione e bilanciamento per superare il gender gap. “Dobbiamo rompere il tetto di cristallo sulle nostre teste” aveva detto Okonjo-Iweala in un’intervista al Guardian di qualche mese fa. “A noi donne i ruoli di leadership vengono riconosciuti solo quando le cose vanno molto male”.

Anna Letizia Lobasso

Women in Business

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