Il 14 Luglio a Vienna è stato raggiunto uno storico accordo tra l’Iran e i rappresentanti del 5+1, ovvero i paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e USA), più la Germania, riguardo il programma nucleare iraniano. L’intesa sottoscritta da entrambe le parti prevede la fine delle sanzioni perpetrate ai danni di Teheran dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, in cambio di una riduzione sensibile del programma nucleare garantito tramite costanti verifiche.
Il Presidente USA Barack Obama ha sottolineato come questo accordo rappresenti una reale possibilità per un futuro di pace e come si sia cosi scongiurato il rischio di detenzione della bomba atomica da parte dell’Iran almeno per i prossimi dieci anni. Anche il Presidente iraniano Hassan Rouhani ha festeggiato per l’esito positivo dei negoziati, che fa da trampolino di lancio per un futuro di maggiore cooperazione e minore isolamento. In questo “win – win agreement” trova un motivo per sorridere anche l’Italia: a pochi giorni dal drammatico epilogo della questione greca che ha evidenziato la trazione sempre più franco – tedesca dell’Unione Europea, nella quale Matteo Renzi ha avuto un ruolo secondario rispetto a François Hollande e Angela Merkel, va sottolineata l’importanza avuta all’interno dei negoziati dell’Alto Rappresentante dell’Unione, Federica Mogherini. La funzione diplomatica svolta nei mesi scorsi da Lady Pesc ha trovato il suo compimento nell’accordo siglato nella capitale austriaca e si può indiscutibilmente considerare il suo primo grande successo da quando è alla guida delle politiche di sicurezza comune (Agosto 2014).
Bush vs Obama: politica estera agli antipodi
La tangibile soddisfazione di Obama è del tutto comprensibile: questo storico accordo rappresenta il lascito più importante negli otto anni di presidenza dell’ex senatore dell’Illinois per ciò che attiene alle dinamiche di politica internazionale. Gli Stati Uniti infatti hanno vissuto un periodo particolare, con una discontinuità nelle scelte compiute tra i due presidenti che si sono alternati mai registrata prima.
Il predecessore di Obama, George W. Bush, passerà indubbiamente alla storia come uno tra i presidenti più interventisti. Pur non appartenendo in senso stretto all’ideologia Neocon, ne ha abbracciato in pieno lo spirito sotto vari aspetti: la contrapposizione tra il bene rappresentato dagli Usa e dalla cultura occidentale da contrapporre all’ Axis of Evil, nella quale riunire in maniera grossolana diversi paesi di cultura islamica, è stato il tratto fondamentale della comunicazione di Bush jr. L’unilateralismo nelle scelte di politica estera ne è un altro chiaro esempio: in un’America colpita irrimediabilmente dall’11 Settembre, Bush ha diviso il mondo fra alleati degli Stati Uniti e alleati del terrorismo, scavalcando qualsiasi altra istituzione europea e mondiale e mettendo spesso i principali paesi europei di fronte al fatto compiuto, senza permettere di sviluppare una qualsiasi presa di posizione condivisa dai vari attori della politica internazionale.