Le Origini della Guerra civile in Sri Lanka

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Lo Sri Lanka, stato insulare membro del Commonwealth situato a sud dell’India, ha vissuto un lungo periodo di guerra civile tra il 1983 e il 2009 che ha visto contrapporsi l’esercito nazionale contro i guerriglieri indipendentisti delle Tigri Tamil, che sono stati definitivamente sconfitti solo otto anni fa durante la presidenza di Mahinda Rajapaksa. Un conflitto etnico e religioso che ha trascinato il paese in una interminabile spirale di violenza, mietendo decine di migliaia di vittime e causando traumi tra la popolazione che difficilmente verranno assorbiti in tempi brevi.

Le origini della guerra civile dello Sri Lanka hanno radici antiche, e sono da cercare nell’antica contrapposizione il gruppo etnico maggioritario, i sinhala, e la minoranza tamil, situata nella parte nord-orientale dell’isola. Alla contrapposizione etnica vi è inoltre da aggiungere quella religiosa, essendo i sinhala per la maggior parte buddisti (per quanto non manchino delle consistenti minoranze cristiane e musulmane) e i tamil induisti in maggioranza.

Questi due popoli convissero durante il lungo periodo della dominazione britannica, che durò dal 1815 al 1948, per poi iniziare a confrontarsi già all’indomani dell’indipendenza del ’48: il leitmotiv che caratterizzò i primi trent’anni di indipendenza per lo Sri Lanka furono i timori della maggioranza sinhala di fronte alle richieste di diritti linguistici e autonomia dei tamil (i quali, inizialmente, non desideravano l’indipendenza), che vennero sistematicamente rifiutate. Già nel 1948 il Congresso dello Sri Lanka infatti, controllato dai nazionalisti sinhala, approvò un atto discriminatorio nei confronti della minoranza tamil. Nel 1957 sembrò essere giunti ad un accordo che prevedeva delle concessioni in ambito linguistico per il nord-est dell’isola, ma l’opposizione del clero buddista a Solomon Bandaranaike, autore dell’accordo, costrinse a fare marcia indietro.

L’anno successivo una serie di violenze contro i tamil causarono centinaia di vittime in tutto il paese. Nel 1965 lo United National Party (UNP) vinse le elezioni di marzo con il sostegno dei nazionalisti sinhala e del clero buddista, e il primo ministro eletto Dudley Senayanake, che inizialmente era favorevole a delle concessioni linguistiche per i tamil, venne spinto dai suoi sostenitori buddisti a retrocedere nel campo delle concessioni, imponendo tra le altre cose il calendario buddista e limitando le azioni dei cattolici nell’ambito dell’istruzione. Nel corso degli anni e di fronte alle continue vessazioni, sempre più tamil smisero di credere nella possibilità di uno Sri Lanka federale che rispettasse i loro diritti, ed iniziarono a vedere come unica possibilità per il rispetto di essi la creazione del Tamil Eelam, uno Stato indipendente tamil.

Ulteriori spinte verso l’indipendentismo furono causate dalla discriminazione che i tamil subirono in ambito universitario nel 1972, quando il sistema universitario nazionale previde una quota fissa di studenti di etnia sinhala a prescindere dai risultati dei test di ingresso, e questo in un contesto in cui la maggior parte degli studenti universitari era tamil, discriminazione che portò sempre più tamil giovani e istruiti sulla strada dell’indipendentismo. Nel 1976 il Fronte unito di liberazione tamil opterà per l’indipendentismo, e vennero create le Tigri Tamil per la liberazione del Tamil Eelam, gruppo armato indipendentista che presto venne sostenuto dalla maggior parte dei tamil e che diverrà il principale antagonista dello Stato cingalese, riuscendo anche a mettere le sue forze armate in difficoltà. Nel corso della guerra le tigri non si faranno scrupolo a mettere in atto anche azioni terroristiche. Il 1977 vide una ser

La Costituzione promulgata nel 1978 riaffermò l’unitarietà dello Stato, riconobbe il sinhala come lingua ufficiale dello Sri Lanka, pur nominando il tamil come lingua utilizzata nel paese. Nel 1981 la biblioteca di Jaffna, città popolata da tamil, venne distrutta, e nel frattempo la violenza etnica e religiosa continuava a crescere nel corso degli anni, fino ad arrivare al suo acme il 23 luglio del 1983, giorno in cui un violentissimo pogrom anti-tamil causò più di mille morti. Iniziate nella capitale Colombo, ben presto le violenze si diffusero in tutto lo Sri Lanka, facendo passare alla storia il luglio del ’83 come il black july. Gli omicidi cessarono il 30 luglio, ma ormai era troppo tardi per fermare l’inevitabile reazione dei tamil, l’escalation: era l’inizio della guerra civile cingalese.

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Quando si parla del conflitto dello Sri Lanka non bisogna sottovalutare il movente religioso che spinse tamil e sinhala a massacrarsi per un trentennio: il clero buddista sinhala non esitò a soffiare sul fuoco dell’odio contro i tamil, richiamandosi ad uno dei testi principali dei Buddismo theravada dello Sri Lanka, le cronache di Pali datate terzo secolo a. C., le quali narrano le vicende legate dei re buddisti dell’isola che sconfissero i re tamil di fede induista. Nel corso degli anni il nazionalismo etnico dei sinhala si fuse con l’integralismo buddista, che raggiunse il suo apice nel 1956 rivolgendosi contro i tamil, timoroso di una futura ed assai improbabile dominazione induista sull’isola. Il Buddismo è inoltre esplicitamente nominato nella Costituzione del 1978 come religione della maggior parte della popolazione, e gode di privilegi da parte dello Stato, avendo inoltre sostanziale mano libera nel commettere angherie a danno dei cristiani e dei musulmani, oltre che ovviamente degli induisti.