Spagna, Vince la confusione: Tutto Quello che c’è da Sapere sul Voto

Domenica scorsa in Spagna si sono tenute  le elezioni politiche più attese degli ultimi anni. Rispetto al passato, infatti, il paese iberico ha assistito ad un mutamento storico: il bipartitismo che ha dominato la scena politica del paese nell’epoca post – franchista ha lasciato il posto ad un quadro molto più complesso che ha visto l’ingresso in campo di forze nuove: il partito anticasta di Podemos e quello centrista di Ciudadanos.

La  Campagna elettorale

Vista l’importanza della posta in gioco, quella a cui ha assistito il popolo spagnolo è stata una campagna elettorale decisamente caratterizzata dai toni alti, sicuramente talvolta eccessivi. Nell’unico dibattito politico in TV, i due leader dei partiti principali hanno oltrepassato il segno tra accuse e insulti reciproci. Il candidato premier del Partito Socialista spagnolo, Pedro Sanchez, ha accusato senza mezzi termini il candidato del Partito Popolare, nonché Primo Ministro in carica, Mariano Rajoy di non essere un presidente decente, a causa degli scandali per corruzione che hanno visto il Partito Popolare come principale protagonista.

Di fronte a queste accuse, un sorpreso Rajoy ha replicato evidenziando la meschinità del candidato socialista e sottolineando la crescita che la Spagna in termini economici ha avuto sotto la sua guida a testimonianza del buon operato del governo.

Chi ha realmente tratto giovamento dal basso livello della contesa televisiva tra Sanchez e Rajoy sono stati Pablo Iglesias e Albert Rivera, leader rispettivamente di Podemos e Ciudadanos:  i due, pur avendo idee e programmi politici chiaramente diversi, hanno sottolineato come il reciproco e non particolarmente nobile scambio di insulti rappresentasse l’ultimo atto di un vecchio modo di fare politica.