Perché non dare una seconda chance agli oggetti rotti che spesso buttiamo? Perché lasciarsi scoraggiare alle prime difficoltà, domandandosi sconfortati “Dove trovo i pezzi di ricambio?” oppure “Costerà di più aggiustare il prodotto guasto piuttosto che ricomprarlo” ? Riciclare è meglio che sostituire. Così, almeno, la pensano i riparatori – professionisti, ma anche semplici appassionati del fai-da-te o consumatori curiosi e dotati d’inventiva – che negli Stati Uniti hanno dato vita a una nuova realtà: The Repair Association, associazione nata da un’idea dalla community hi-tech iFixit.
Nuova Vita Agli Oggetti
In un’epoca sempre più orientata al consumismo sfrenato, The Repair Association sceglie di andare deliberatamente e consapevolmente controcorrente, offrendo una vera e propria seconda vita a qualunque tipo di oggetto rotto. Perché non c’è nulla, sostengono gli ideatori del progetto, che non si possa aggiustare, riparare oppure riciclare. Nata da una costola della Digital Rights to Repair Coalition (il movimento USA che chiedeva di legalizzare le tecniche di unlocking dei telefonini smartphone), The Repair Association raggruppa i professionisti del settore, ma anche e perfino chi vuole improvvisarsi riparatore su due piedi, abbracciando la filosofia dell’associazione “Riparare è meglio che buttare”. Secondo le stime ufficiali del gruppo, negli Stati Uniti esistono oltre tre milioni di tecnici riparatori in grado di aggiustare praticamente qualsiasi cosa, dal televisore al frigorifero passando per l’automobile e il telefonino.
Contro La Società Degli Sprechi
La società americana, affermano infatti i soci fondatori della trade union dei riparatori, sarebbe troppo orientata a uno spreco assolutamente gratuito ed evitabile; un oggetto rotto, qualunque esso sia, non deve necessariamente essere gettato ma si può benissimo riparare, oppure convertire a un altro scopo altrettanto utile. Le conseguenze di questa politica consumistica sull’ambiente non sono irrisorie: in un anno l’Europa ha accumulato 9,5 milioni di tonnellate di rifiuti Raee (apparecchiature elettriche ed elettroniche), il 35% dei quali non è stato smaltito correttamente. Alla base di questa “società degli sprechi” e del suo atteggiamento consumistico portato all’esasperazione ci sarebbero le multinazionali (di qualunque settore, dall’elettronica ai trasporti), che incentivano i consumatori a disfarsi di un oggetto guasto o rotto per acquistarne uno nuovo. Ed è contro le multinazionali dei consumi che punta il dito The Repair Association. Infatti i manuali di documentazione, i pezzi di ricambio e a volte perfino gli stessi servizi di riparazione e assistenza sono spesso vincolati dalle major a centri o catene affiliati, generalmente molto costosi. A discapito dei piccoli impreditori e degli “artigiani” delle riparazioni, che si vedono così boicottati dalle grandi realtà industriali. Di fronte a un intervento di riparazione molto costoso, il consumatore medio sarà più invogliato a sostituire il device (o l’elettrodomestico, o la vettura) con un altro modello, magari più recente.
Perché Gli Oggetti Si Rompono Così Spesso?
Se fino agli anni 70 la vita media di un elettrodomestico era di 25-30 anni, oggi è almeno tre volte inferiore. Viene definita “obsolescenza programmata”: in pratica si progettano gli oggetti in modo che durino meno. Per favorire l’invecchiamento precoce, le case produttrici utilizzano quindi componenti fragili, dai cavi degli auricolari agli ingranaggi in plastica dei frullatori. Secondo quanto riportato da un’intervista rilasciata sul portale iFixit.org, sarebbero milioni i “prodotti destinati alle discariche” che vengono invece recuperati e rimessi a nuovo dall’abilità e l’ingegno creativo degli addetti a lavori. Meno sprechi e più riciclaggio che si traducono in un notevole contributo all’economia statunitense. “Le riparazioni”, è riportato ancora nell’articolo su iFixit, “fanno muovere l’America”.