Tutta l’intelligenza del mondo

Artificial Intelligence

Ho recentemente raccontato in “Tutti i soldi del Mondo” che il denaro è senza limiti grazie alle Banche Centrali, tuttavia la risorsa che ci sta portando verso nuovi limiti, frontiere è l’Intelligenza, mi riferisco alla Intelligenza Artificiale (AI). L’Intelligenza Artificiale è il “sistema nervoso” della nuova economia: Facebook, Google, Amazon, Apple e Microsoft sono le principali aziende che controllano il “sistema centrale”, da dove stanno partendo gli impulsi verso altre aziende nella struttura periferica, verso tutti gli altri settori.

Il tema non è capire “irrazionalità delle quotazioni” di queste aziende, quanto cercare di descrivere su quali “fondamenta” si sta costruendo “Tutta l’intelligenza del Mondo”. Gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale poggiano su due pilastri: innanzitutto maggiore velocità e miniaturizzazione dei microprocessori e poi nell’accesso a sempre maggiori dati su internet. Tutto ciò ci porta a immaginare di arrivare a costruire delle vere “macchine pensanti”. Nei centri di ricerca, per raggiungere l’obiettivo, si stanno concentrando a sviluppare quello che chiamano “Intelligenza Artificiale Generale” (AGI), quest’ultima sarebbe la capacità generale di applicare l’intelligenza a una gamma illimitata di problemi nel mondo reale, in sostanza simile alla nostra intelligenza umana. Per cercare di inquadrare quanto sia difficile questa sfida, dobbiamo fare un passo indietro e definire la differenza tra il concetto di calcolo e giudizio. Il calcolo è la capacità di svolgere operazioni aritmetiche per quanto complesse. Il giudizio è molto più impegnativo, è il coinvolgimento emotivo e di valore verso il Mondo. Ricordo quanto tempo, durante le prime lezioni di economia, ci si soffermava sul concetto di giudizio di valore. Gran parte dei problemi stanno proprio nella mancanza di questa capacità delle macchine rispetto alla intelligenza dell’uomo. Negli anni Sessanta l’intelligenza artificiale (con il computer) risolveva i problemi applicando i principi generali a situazioni particolari. Negli anni Ottanta l’approccio si è ribaltato: si traggono conclusioni generali da una grande quantità di dati. Questo tipo di approccio è quello che viene definito “machine learning”, l’apprendimento consiste nel classificare gli input, attività che, in ogni modo, rimane legata alla discrezione dei programmatori nel classificare la realtà. In breve per sviluppare un vero pensiero artificiale bisognerebbe capire come funziona il cervello (pensare, percepire, sentire, immaginare, coscienza, valori…). Non bastano ingegneri dell’intelligenza artificiale avremmo bisogno di psicologi e neuroscienziati. La sfida sull’intelligenza artificiale divide le opinioni tra quelli che pensano sarà possibile, e coloro che ritengono ci siano dei limiti invalicabili. La “battaglia” sulla frontiera dell’intelligenza artificiale è in corso e solamente il tempo ci dirà chi delle due ipotesi avrà ragione. Un dato è certo, questa sfida si combatte con gli investimenti. Le aziende Facebook, Google, Amazon, Apple ed Microsoft hanno una liquidità enorme (circa 560 miliardi di dollari) che stanno investendo in ricerca e sviluppo, e soprattutto continuano ad acquistare aziende e start-up nei settori del AI. Tutto ciò comincia a preoccupare le autorità antitrust, ma soprattutto espone queste aziende a rischi di dover spendere per periodi che sono difficili da definire. In ogni transizione tecnologica i rischi aumentano, tuttavia i salti avvengono a scalini e le ricadute sono a grappolo su tutti i settori dell’economia. La vera sfida non penso sia quella di replicare la nostra intelligenza cioè il nostro cervello, quanto quella di aumentare le nostre possibilità di utilizzo, visto che quasi tutti gli scienziati concordano che vi sia una ampia sotto capacità di usare molte facoltà delle nostre funzioni cerebrali. In questo caso farci aiutare dalle “macchine” aprirà spazi economici, sociali e cambierà il nostro essere nel tempo.