Sei lì, ascoltando musica in un noioso pomeriggio domenicale. Di quelli in cui il ragù con la braciola sta ancora cercando la sua strada verso la digestione e ti interroghi su cosa fare. Accendi il pc, non sapendo esattamente in che modo butterai le prossime due ore. Apri Facebook, Youtube e il sito della BBC (giusto per autoconvincerti che, in fondo, stai per leggere tutte le notizie più importanti degli ultimi due giorni). Una canzone di fine anni ’70 in sottofondo – che con i tuoi anni ’90 poco c’entra – e la home page del social che più di tutti prende la tua autostima a capocciate in bocca, finché non la vede cadere a terra senza denti. Eh sì, perché su Facebook riusciamo sempre a trovare tutto quello che ci avvilisce: la tua compagna delle scuole medie lavora per una casa di moda internazionale, il tipo con cui studiavi in biblioteca al primo anno di università è stato assunto da una delle multinazionali più potenti del mondo, la gente si sposa e ha figli. E tu sei lì, di domenica, a interrogarti sul futuro. Un futuro di cui non hai certezza, anche se lo immagini tutti i giorni; un futuro che stai costruendo cercando di bilanciare testa, stomaco e maalox; un futuro che stai scrivendo, anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno con l’inchiostro più puro del mondo: o’ sang (il sangue!).
Ebbene, dicevo… sei davanti al pc, le canzoni trash (perché ormai la playlist è arrivata alle canzoni che nessuno ascolta ma che fanno numero) continuano a tenerti compagnia e tu pensi alla tua vita. A ciò che hai fatto, a ciò che non hai fatto e a ciò che vorresti fare. E tra una canzone e l’altra ti passa la pubblicità del test di ovulazione che, a seconda del tuo stato d’animo, è quello del “oh che bello, posso concepire” oppure “oh cavolo, ‘sti giorni non si canta messa”. Tra un post e un altro ti compare la foto di quelle quattro ragazze che hai frequentato per qualche anno, accompagnata dalla didascalia “l’amicizia vera esiste”, e ti ricordi di quando A. diceva di B. che era una pettegola, C. diceva di A. che era un’opportunista, D. diceva di C. che era un’oca viziata e B. ricordava di D i facili costumi. Eppure, “l’amicizia vera esiste”. Eh, se esiste.
In ogni caso, continui a scorrere le pagine e ti ritrovi nel bel mezzo di un dibattito incentrato su tale Gemma di Uomini e Donne che ha scritto e letto una lettera d’amore a Giorgio, piacente uomo di circa sessant’anni con il debole per le donne. Arrivata a ‘sto punto, e colpita da quello che questa signora è arrivata a fare pur di dimostrare al suo principe brizzolato che per lui farebbe di tutto (anche rendersi ridicola davanti all’Italia, non meno però di tanti politici che occupano le poltrone dei peggiori – e migliori, talvolta – programmi televisivi), ti fermi per un attimo ad analizzare la situazione: vedo post di persone che si vantano di ogni scoreggia che fanno, ergendosi a conquistatori del mondo dietro una maschera di finta umiltà, ma che alla fine oltre a quello non hanno niente; vedo persone che prendono decisioni perché devono dimostrare agli altri, alla famiglia in primis, di essere all’altezza (di cosa, non si sa); vedo foto di visi sorridenti davanti ad un drink (magari fatto con i liquori del discount, ma tanto la differenza nemmeno la si riconosce) di persone che si riempiono la bocca di valori di cui conoscono solo il nome; e vedo la dignità di troppe persone, Uomini e Donne, autodistruggersi.
Un dipinto di Paul Gauguin si intitola “Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?”. Io, a queste, aggiungerei solo la domanda “Cosa vogliamo veramente?”.