“Acquista parti di aziende non quotate, le rimette in sesto, le migliora e poi le rivende”: così, sul sito del Corriere della Sera, viene presentata l’attività non di un taumaturgo finanziario qualsiasi, ma dell’ormai arcinoto Bee Taechaubol (in foto). Notorietà derivante non tanto dal fatto di essere a capo di una società, Thai Prime, attiva nel settore del Private Equity, quanto piuttosto dalla trattativa per acquistare una quota di maggioranza (o di minoranza?) dell’ AC Milan S.p.A.
Ma concretamente cosa significa operare nel Private Equity? E perché si parla anche di acquisto a leva o LBO (Leveraged Buyout)? Risposta alla prima domanda: investire nel capitale di rischio di società non quotate. Le imprese non quotate possono essere in realtà di vario tipo, ovvero possono trovarsi in diversi stadi del loro ciclo di vita. Ecco perché si parla di venture capital (investimenti fatti in società neo-costituite, ad esempio per supportare il processo di industrializzazione della loro business idea), expansion financing (investimenti in società che stanno vivendo una fase di sviluppo e consolidamento) e buyout financing (investimenti in società che affrontano processi di ristrutturazione o si trovano in fase di maturità, ovvero faticano a crescere): questi sono i tre grandi comparti del Private Equity, anche se i relativi confini non sono sempre facili da determinare.