Appena entrata al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” faccio incetta di brochure e vengo a sapere della mostra temporanea su Primo Levi (disponibile fino al 19 febbraio 2017) che si tiene al secondo piano dell’edificio. Il titolo cattura la mia attenzione come una calamita: “I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza”.
Così mi avventuro prima nei meandri della genialità di Leonardo da Vinci, nello spazio poi. Concludo il secondo piano con un viaggio nella storia delle telecomunicazioni tra telegrafi, radio e TV, tentando di immaginare cosa significasse convivere con la lontananza, con l’impossibilità di comunicare istantaneamente. Vedevo persone di tutte le età provare a telegrafare il proprio nome, a comporre una radiolina o entrare nella cabina telefonica e ascoltare vecchie registrazioni.
È un viaggio che attraversa lo spazio e il tempo, la storia e la fantascienza. Rimango sbigottita di fronte alle imponenti ali di Leonardo e mi ripeto spiazzata le parole “L’uomo volerà un giorno”, mi incanto alla vista del frammento lunare e penso quante difficoltà sono state superate per arrivare all’esposizione di quella piccola scheggia di Luna.
Infine, eccomi di fronte alla sala dell’esposizione dedicata a Primo Levi. La mia mente vola subito a Se questo è un uomo, a La vita è bella, a Il bambino con il pigiama a righe.
Ma questo è il Museo della Scienza e della Tecnica, il tempio della razionalità, dove tutto è rilevabile, misurabile e concreto. La brochure presenta la mostra con queste parole:
Il classico nodo allo stomaco correlato a Primo Levi si scioglie, il Museo lo rende protagonista dell’esposizione come uomo, chimico e scrittore. L’esperienza del campo di concentramento pervade tutta la mostra, ma avverto la sensazione che Primo Levi sia il narratore di sé, non la vittima di uno spaccato storico spaventoso.
La stanza, dedicatagli grazie al patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano, è una celebrazione dell’incredibile uomo. Auschwitz e il nazismo sono lo sfondo della sua brillante mente e dell’operato eccelso.
Dall’iniziale mappa con il percorso di andata e ritorno verso i campi di concentramento, la mostra espone la vita di Primo Levi attraverso i suoi stessi scritti. Ci sono quasi tutti, alcuni famosi e disperati, altri più razionali e meno conosciuti.
In un pieghevole dal titolo Cucire parole leggo:
La chimica e la scrittura. Due poli opposti: la razionalità che l’ha tenuto in vita nei campi durante la segregazione razziale e l’emotività che gli ha permesso di lasciare una testimonianza indelebile delle atrocità naziste. La penna e la provetta lo hanno salvato, se così si può dire, e hanno delineato il profilo di un uomo complicato, geniale e tormentato da se stesso. La tavola periodica e il foglio hanno reso Primo Levi un classico della società, nella definizione calviniana del termine: “Non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Vi chiederete cosa si possa aggiungere su Primo Levi dopo tutto quello che si è raccontato?
La risposta viene da Material ConneXion Italia, il più importante network internazionale di ricerca e consulenza sui materiali innovativi e sostenibili, che ha contribuito alla realizzazione dell’esposizione. Con la mostra su Primo Levi, si pone l’obiettivo di immaginare una possibile attualizzazione di alcuni degli elementi protagonisti dei racconti de Il sistema periodico dell’artista (1975).

In particolare, il progetto si concentra su argento, carbonio e titanio. Per il primo elemento hanno immaginato un inchiostro conduttivo per la stampa serigrafica di circuiti elettronici in grado di produrre linee di spessore inferiore a 75 µm. L’impiego di questo materiale spazia dai sistemi RFID, identificazione a radiofrequenza, a elettrodi 3D per processi IMD, decorazioni in stampo, fino alle tastiere a membrana ed elettrodi trasparenti in sostituzione dell’ITO (ossido di stagno e indio).

Il carbonio, elemento fondante della chimica organica, si reinventa con la schiuma reticolata di carbonio vetroso (RVC). La sua inerzia chimica lo rende resistente all’attacco di composti acidi, alcalini e solventi organici. Inoltre, è elettricamente conduttivo e resistente alle correnti fluide: proprietà perfette per forni ad alta temperatura, filtri, deumidificatori, accumulatori e supporti per catalizzatori.

Infine, il titanio si fonde con l’innovazione per generare l’intonaco riduttore di tossine. Già utilizzato per numerose protesi articolari, la nuova vernice contribuisce al miglioramento della qualità dell’aria grazie a un pigmento fotocatalitico presente nella miscela. Attraverso una fonte luminosa, quest’ultimo trasforma continuativamente le sostanze organiche propagate dall’aria e le sostanze inquinanti in CO2 e acqua. Queste proprietà la rendono perfetta per ambienti poco areati o condizionati.
Con questo progetto affascinante lascio la stanza e mi reco al pian terreno dell’edificio.
Adesso quando penso a Primo Levi non lo associo più ai filmati sul Giorno della Memoria che vedevo a scuola. Penso piuttosto al viaggio tormentato di un talento che ha esplorato tutto se stesso, dai pensieri più razionali alle emozioni più viscerali. Un percorso lungo una vita che non ha ancora finito il suo racconto.