Visionario. Passionale. Eclettico. Fuoriclasse. Descrivere Andrea Pezzi per un appartenente alla MTV generation è piuttosto facile. Ricordarlo significa rivivere un’esperienza adolescenziale fatta di tv, sperimentazione, significato e innovazione. Viverlo oggi significa vederlo all’opera con la genialità delle sue nuove creature, figlie della rete, che prendono il nome di Ovo e TheOutplay, il primo “content and audience “exchange” sul mercato che fonda il proprio business sulla distribuzione e lo scambio di video tra editori e produttori di contenuti in tutto il mondo.
Sbagliamo a definire TheOutplay un’evoluzione naturale di Ovo?
La formulazione di Ovo è sempre stata nella mia testa quella di TheOutplay. Per me Ovo era l’inizio di un percorso che con TheOutplay si è finalmente compiuto dal punto di vista della costruzione del prodotto. Nel 2004 vedendo il sito di Google mi sono reso conto che il mondo della pubblicità stava completamente cambiando. In quel contesto esisteva il problema dell’avvento del digitale e dell’assenza di spazio. Il tema vero consisteva nel fatto che con il digitale stava drasticamente cambiando l’approccio degli editori al mondo della pubblicità.
Google vendeva connessioni, non spazi. Io dovevo creare qualcosa che assomigliasse alle parole che usava Google. I video potevano essere la chiave. Quindi con Ovo ho creato la library, sapendo che avrei dovuto poi creare una rete di distribuzione per i contenuti. Accedendo a tanti siti per il mondo, ho iniziato a costruire una DMP, un magazzino all’interno del quale aggregare i dati, passando così dalla parte liquida dei video con la loro distribuzione, all’aspetto più gassoso dei dati che piano piano stavo aggregando. Da qui la conformazione attuale di TheOutplay che si forma su tre pilastri: una piattaforma, dei contenuti e delle soluzioni commerciali e di data intelligence che stanno andando molto bene perché le aziende si stanno rendendo conto che l’acquisizione interna del dato è una risorsa nonché una necessità fondamentale.
Ho letto alcune interviste in cui parli della rete come connessione e non come spazio.
Gli editori concepiscono ancora la pubblicità come la vendita di uno spazio. Col web si è parlato di realtà virtuale e il cartello pubblicitario è diventato banner. La pubblicità è diventata relazionale. Per esempio, io scelgo di cercare “computer” e la parola viene indicizzata. Da lì nasce l’idea di Google di vendere la connessione tra ricerca e prodotto, profilando l’utente. Il cardine su cui si fonda di TheOutplay è proprio quello di ragionare sulla falsariga di Google. Oggi è impossibile vendere uno spazio in assenza di spazio!
Spiegaci la strategia che è dietro la condivisione di un prodotto di TheOutplay.
Prendiamo per esempio un classico: un video di calcio. Un gol di Ronaldo. L’idea di TheOutplay è quella di fare un video ma non di postarlo su Youtube, bensì di inserirlo in tutti i siti del mondo in cui l’utente non cerca solo Ronaldo, ma calcio o addirittura entertainment.
Ribaltiamo quindi la piramide. Ovvero non lotto per avere solo le persone che vogliono i miei contenuti, ma lotto per avere il maggior numero di touchpoint in cui navigano le persone. Quindi oggi lo diffondo in Internet, magari domani andrà in tv, sul mobile, sugli schermi delle stazioni o degli aeroporti. È questo il concetto del liquido, del video che può andare ovunque. Youtube è ancora un sito, un luogo fisico. Noi enfatizziamo l’idea di assenza di spazio. Per noi il sito andrà a morire. Il futuro sarà solo legato all’idea di connessione.
Con TheOutplay hai generato dei numeri importanti. E oggi questa società dà lavoro a 40 persone. Senti la responsabilità di ciò che hai creato?
No, non sento il tema della responsabilità perchè cerco persone che contribuiscano alla crescita dell’azienda sentendo la responsabilità di ciò che fanno. Non credo nel fatto di aver fatto un’impresa da solo. C’è un mondo intero che l’ha fatta assieme a me. Qualcuno mi ha posto un problema, io ho cercato una soluzione assieme ad altri a cui ho presentato la possibile soluzione che poi è stata creata e messa all’opera. L’azienda è di chi l’ha fatta. Io ho contribuito in modo importante ma le persone che lavorano con me mi hanno dato tantissimo. Ho unito passioni, mi sono divertito, ho lavorato assieme agli altri facendole innamorare di ciò che io amo. Perché quando ami qualcosa quel qualcosa diventa tuo. Mi piace l’idea che qui dentro le persone non abbiano bisogno di me e che TheOutplay non sia un’azienda padronale ma un’azienda fatta di professionisti che hanno passione per ciò che fanno e chi quindi svolgono il proprio lavoro sempre al meglio.
Per anni hai rappresentato un modello di televisione innovativa, visionaria, complessa. Ora hai creato qualcosa di altrettanto visionario con la rete. Cosa c’è nel futuro di Andrea Pezzi?
Considero la vita dell’essere umano un’opera d’arte. Io amo l’arte, dipingo e mi piace il viaggio che si fa all’interno di essa. La vita è una serie di segni che tu hai fatto. Ad un certo punto di questa esperienza di arte e di vita non vedi più il quadro. In questo momento della mia vita sto ancora facendo l’artista ma ho semplicemente cambiato riquadro. Non ho mai smesso ciò che stavo facendo. Ho cambiato semplicemente il contesto di riferimento. Alla fine quello che mi interessa è la mia vita come viaggio, come un’occasione per trovare una soluzione ai problemi. Quando mi renderò conto che è arrivato il momento di cambiare contesto, lascerò anche questa esperienza.
Da qualche settimana hai lanciato in Inghilterra, un mercato notoriamente molto complesso, Ovo UK. Che aspettative avete?
Con Ovo UK è iniziata l’esperienza editoriale, solida. Roberta Lippi e Simone hanno creato un luogo straordinario in cui sono presenti tutti i video che danno un senso positivo alla giornata, grazie ai quali o impari qualcosa o ti regalano una bella emozione Roberta si è inventata Ovo Seeds, aggregando ai nostri video una quantità di cose divertenti prese per esempio da network come BBC. Questi contenuti sono semplicemente ispirativi. Vogliamo dare, coerentemente con la nostra linea editoriale, a dispetto di Youtube, qualcosa di bello che faccia venire voglia di condividerlo, così che il mondo sia un po’ più allegro.
The Outplay è sicuramente una realtà di carattere internazionale. Che differenza c’è tra il mercato italiano e l’estero?
Noi abbiamo il 20% di traffico da Italia e il resto dall’estero. In Italia siamo molto followers. Se qualcosa arriva da fuori la guardiamo con più attenzione. La differenza è che noi affermiamo un prodotto quando è già affermato all’estero.
Oggi tutti sognano di lavorare in un’azienda del web. Cosa deve avere una persona per entrare in The Outplay?
Deve avere voglia di rendere più bello quel qualcosa che già esiste.