Sono decenni, ormai, che il concetto di arte si è allontanato dalla sua definizione più classica, comprendente soltanto mostri sacri appartenenti ad epoche passate. L’arte, oggi, è dinamica, flessibile ed utilizza mezzi e materiali che riescono a sorprenderci costantemente. Ma soprattutto, l’arte ha la capacità di nobilitare gli oggetti di uso comune, quelli spesso considerati per la loro praticità più che per la loro capacità espressiva.
In questa categoria, ha fatto recente apparizione il post-it. 35×35 centimetri, giallo, utile per prendere appunti mentre si è al telefono, per lasciare messaggi ai colleghi assenti, per annotare indicazioni al margine di un libro.
Grazie alla mostra “Any given post-it” ospitata dalla White Noise Gallery di Roma, curata da Sofia Catoni e Chiara Garlanda, anche il post-it si approprierà della sua funzione espressiva.
Sono stati coinvolti nell’allestimento sessantasei artisti di diverse nazionalità ed estrazioni stilistiche (da pittori a fotografi a fumettisti) obbligati ad utilizzare il post-it come base per le loro creazioni. Una mostra a dir poco sorprendente dove il classico quadretto assume forme incredibili, talvolta come sfondo di una pittura, tavolta modellato per originare una scultura.
D’altro canto, cosa più del post-it rappresenta la fugacità di un’idea? Sicuramente l’esigenza di fissare un’informazione volante, un’informazione ritenuta troppo importante per essere lasciata andare. Allora, forse, la capacità espressiva del post-it non è stata inventata, soltanto sottolineata per donare uno spunto di riflessione a chiunque sia pronto ad accoglierlo. Come disse Julia Roberts interpretando Katherine Ann Watson in Mona Lisa Smile: “Guardate oltre la pittura, aprite la vostra mente a un’idea diversa..”