Arte e Turismo: Per Tornare a Crescere Si Riparte Da Qui

L’Italia è il Paese più bello del mondo. A dirlo non sono però solo gli italiani, ma l’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), che quest’anno ha aggiunto alla lista dei siti appartenenti al Patrimonio dell’Umanità i paesaggi vitivinicoli piemontesi delle Langhe-Roero e del Monferrato, portando così a 50 il numero dei siti italiani che negli anni hanno ottenuto questo riconoscimento. Un trend che conferma l’Italia prima della classe per dotazione culturale e naturale. Ma come spesso le maestre riferiscono alle madri dei propri alunni meno volenterosi “ è intelligente, ma non si applica”, anche l’Italia probabilmente avrebbe bisogno di studiare di più e sperimentare per imparare a gestire il suo immenso patrimonio.

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Sembra difficile da credere, ma nonostante la bellezza e ricchezza culturale del nostro Paese, ancora non siamo in grado di essere competitivi riguardo alla nostra offerta di turismo. Infatti, secondo quanto riportato dell’Agenzia Nazionale del Turismo, nella graduatoria delle mete turistiche più visitare nel 2013, l’Italia si situa solo al quinto posto dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina. La situazione peggiora lievemente se si considerano gli introiti del settore, classifica che vede l’Italia posizionarsi solo al sesto posto.

La tipologia di problemi che il settore turistico deve affrontare è dunque duplice. Da una parte l’incapacità tutta italiana di far conoscere il proprio territorio all’estero e attirare il turismo internazionale, dall’altra i problemi di gestione del patrimonio e l’incapacità di trasformarlo in plusvalore.

Quello che sembra mancare più di tutto al patrimonio culturale italiano è il respiro internazionale. Escludendo i Musei Vaticani, nessuno dei musei italiani è stato ancora in grado di conquistare il prestigio internazionale di cui godono oggi il Louvre di Parigi o il British Museum di Londra. Non esiste un vero e proprio museo generalista, patrimonio della nostra storia recente e passata capace di far vivere ai visitatori un’esperienza intensa all’interno delle varie epoche della storia del nostro Paese.
La grande mole di piccole collezioni, soprattutto private, di cui l’Italia è ricca, non aiuta dunque ad acquisire prestigio internazionale. In realtà, il problema principale, è che la maggior parte delle collezioni è sconosciuta ai più. Ciò è sintomo dell’assenza di costanti e mirate campagne di informazione e comunicazione probabilmente a sua volta dovuta alla mancanza di skills specifiche in capo ai proprietari delle stesse.

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Una tale carenza non si registra però solo in seno ai piccoli privati, ma anche in capo all’amministrazione pubblica. Non solo, mancano anche centri di informazione dislocati non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri, capaci di dare informazioni a turisti stranieri e non circa i punti di maggior interesse culturale presenti nel loro territorio.

Internazionalizzazione però significa anche dare ai turisti stranieri la possibilità di informarsi sul nostro territorio e costruirsi un itinerario già prima della partenza. A questo scopo, ad esempio, il Portale del Turismo patrocinato dal Governo Italiano dovrebbe essere tradotto anche in russo e cinese dato che la maggior parte dei turisti stranieri in Italia nel 2013 arrivava proprio da Russia e Cina. O ancora, dovrebbe essere lo stesso portale a proporre itinerari da visitare, così da includere quei piccoli paradisi nostrani troppo spesso non visitati perché sconosciuti.

Infine, un’attenta e ragionata definizione dei prezzi di ingresso a musei e collezioni forse più di tutto potrebbe dare valore al nostro territorio e permettendoci al contempo di monetizzarlo. Si pensi ad esempio che la visita al Cenacolo Vinciano costa soli 6,5€ nel caso di acquisto di biglietto intero e 3,5€ per l’acquisto del biglietto ridotto.

Il nostro patrimonio è una ricchezza immensa da cui ripartire per stimolare il turismo e la crescita economica. Una migliore offerta che passi attraverso i punti sopraelencati non può far altro che attrarre sempre più visitatori che, in realtà, non aspettano altro che l’Italia diventi un Paese più facilmente visitabile.