Il bisogno di evadere dalla quotidianità lo ha portato, alcuni anni fa, a dar libero sfogo al proprio mondo interiore. Il ferro è il filo conduttore di tutte le sue opere, realizzate tra la luce accecante della saldatrice, il rumore stridente delle levigatrici e i colpi di martello sul bancone da lavoro.
Lui è Davide Pisapia, in arte Alter Ego.
Dopo aver esposto le sue opere a Parigi e Londra, Davide/Alter Ego ha partecipato al contest internazionale Arte Salerno, in occasione del quale i suoi lavori sono stati apprezzati da importanti critici d’arte. La scultura “Odi et Amo”, in particolare, ha consentito al giovane artista di vincere il Premio “Viva Arte Venezia 2017”, che lo porterà alla Biennale di Venezia in occasione di una collettiva curata da Princeart.
Lo abbiamo intervistato per conoscere più da vicino il mercato dell’arte, luogo affascinante e, al tempo stesso, pieno di insidie.
Artista giovane, classe 1988. Com’è nata la tua passione per l’arte?
È un po’ come quando la mattina ti svegli con la voglia di fare un giro in barca, e la sera ti ritrovi ad aver scoperto l’America. Le passioni sono scoperte che facciamo, che ci consentono di scoprire nuove cose di noi stessi, diventano intimamente nostre: una sorta di seconda pelle. Inizialmente le culliamo in segreto, poi le lasciamo crescere giorno dopo giorno e, quando ci sentiamo pronti, decidiamo di farle esplodere, condividendole col mondo che ci circonda. Da autodidatta, la mia passione per l’arte è stata una scoperta incredibile, nata realizzando piccoli oggetti di design nell’azienda di famiglia. Questo mi ha permesso di conoscere Alter Ego, l’altro volto della mia personalissima luna.
Quanto c’è di Davide, nelle tue opere?
Sono tutte indistintamente parte di me, tutte figlie di momenti e stati mentali passati, presenti e chissà, forse futuri. È un po’ come viaggiare: si apprezza tutto quello che avviene “durante”, poi si giunge alla meta prefissata. Quando porto a termine il mio lavoro poso gli attrezzi, guardo l’opera ultimata e sorrido, tirando un sospiro di sollievo. Questo è il momento in cui sarei in grado di spiegare ad un bambino cos’è la felicità.
Le tue creazioni sono di recente “volate” a Londra: quali sono le difficoltà che incontra un artista emergente, che voglia entrare nel mondo dell’arte?
Stando alla mia esperienza, posso dire che l’artista emergente si trova spesso a fare voli pindarici e a sognare di arrivare in alto. Altrettanto spesso, capita di stupirsi quando alcuni di questi sogni si realizzano davvero. Il fatto di esporre le proprie opere in una galleria londinese o di vincere un premio che ti fa accedere alla Biennale di Venezia, confermano che quando sei mosso dalla passione puoi rendere il tuo futuro sorprendente ed imprevedibile. La difficoltà più grande per un artista, credo, sia quella di far capire e conoscere la sua arte agli altri: proprio per questo, dovrebbe esserci più coraggio ed appoggio da parte degli operatori del mercato nell’investire maggiormente in nuove idee.
Come spiegheresti il rapporto che sussiste tra artisti emergenti e mercato dell’arte?
Lo stesso rapporto che esiste tra i due amanti della mia scultura “Odi et Amo”, dove l’arte emergente è il gentil sesso. Il mercato è rappresentato dall’uomo che tiene in pugno la creatività dell’artista che, al contrario, vorrebbe essere libera di esprimersi senza vincoli. Al contempo, però, quest’ultima è attratta ed affascinata da questo incredibile mondo fatto di esposizioni, aste e investimenti. E’ un legame inscindibile ma altrettanto difficile da concretizzare: le cosiddette “barriere all’entrata” sono spesso difficili da superare e non sempre tengono conto del gusto e del pregio emotivo di un’opera (è il caso del minimalismo di molta arte concettuale che, a mio parere, sta diventando asfissiante).
Sono già tanti gli eventi in cui è stato possibile ammirare le tue opere: il tuo sogno è vederle esposte…
Mi auguro che il meglio debba ancora arrivare ma, grazie al curatore e critico d’arte Daniele Radini Tedeschi, sto avendo la possibilità di aggiungere un po’ di me all’attuale Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Questo è un primo sogno che si avvera. Per il resto, si tende sempre ad immaginare luoghi troppo lontani in cui potersi realizzare, forse per spirito di avventura o per convinzioni stereotipate. Nulla, però, potrà togliermi la gioia che vivo quando – nel silenzio della sera – guardo nel laboratorio le mie opere, immaginando di condividerle con il mondo intero.