Auto Elettriche: Prove Tecniche di Corsie “Ricaricabili”

Procede a rilento, almeno nel vecchio continente, la diffusione su larga scala delle auto elettriche. Se è ormai chiaro che la mobilità del futuro le vedrà quali gran protagoniste, lo è meno la possibilità di avere piena funzionalità di tali mezzi. Almeno per ora. L’evidenza mostra che non c’è proprio confronto, in quanto ad autonomia, con i tradizionali veicoli a motore: approssimativamente si può anzi affermare che nella migliore delle ipotesi una piena carica di auto elettrica consente una percorrenza pari solo a due terzi di quella dei comuni serbatoi di benzina. Un po’ poco, visto il costo. A questo aggiungiamo la scomodità, innegabile momentaneamente, di poter disporre di stazioni di ricarica all’occorrenza, che infatti non esiste se non in particolari quartieri virtuosi. Insomma, la strada per una diffusione massiccia di questi autoveicoli è ancora lunga. I costi poi, sono un altro tasto dolente.

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Posto che le criticità non mancano, c’è abbondanza, per fortuna, di idee e soluzioni. Il governo britannico, ad esempio, ha messo sul piatto 500 milioni di sterline da qui ai prossimi cinque anni per garantirsi un posto privilegiato nello sviluppo di questo tipo di tecnologia. Non solo fondi da laboratorio, per l’installazione e il miglioramento delle attuali batterie in dotazione, ma un vero e proprio piano di ingegneria urbana che comprenda l’auto elettrica quale suo elemento essenziale.

A fare da apripista è Highway Englands, società di gestione della rete stradale e autostradale, che lancia così il progetto di corsie in grado di ricaricare le auto elettriche in fase di percorrenza. Il lavoro durerà in via preliminare 18 mesi, su tracciati ovviamente non urbani ma predisposti per l’obiettivo. La tecnologia con cui questo esperimento dovrebbe funzionare è, sinteticamente, questa: le auto saranno dotate di rilevatori wireless e al contempo la superficie dell’asfalto sarà colma di sensori in grado di percepire il transito. A questo punto dei cavi, sotterrati nella stessa superficie di ricarica, genereranno campi elettromagnetici che, tramite bobine inserite nell’auto, produrranno energia elettrica.

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Dai risultati emergerà una valutazione costi-benefici di una potenziale diffusione concreta di questo tipo di carreggiata, una di quelle che tenga conto anche del tempo, fattore fondamentale. Sì, perché mai come oggi la tecnologia dedicata al singolo settore può talvolta procedere a ritmi molto serrati, in grado di modificare gli assetti esistenti davvero in brevissimo tempo: come escludere quindi un potenziamento delle normali batterie delle singole auto nei prossimi anni per garantirsi oggi una corsia automobilistica che di fatto diverrebbe inutile? Che dire dei costi, certamente molto alti e difficili da ammortizzare sempre avendo conto del timing? Questi e altri sono i quesiti che circondano l’esperimento. Sicuramente un lavoro ambizioso, ma di sicuro interesse nazionale. Tutto ciò che può condizionare una diffusione di veicoli e tecnologie a basse emissioni nel futuro dovrà essere prioritario, in ogni ambito pubblico. E questo il Regno Unito lo ha compreso molto bene.